Prima autoproduzione sulla lunga distanza per gli iberici Kilmara, dopo un paio di demo-Cd e la solita trafila live, in cui hanno supportato anche le “glorie” nazionali Saratoga e Baron Rojo.
Heavy metal classico appena “sporcato” da un pizzico di power europeo è quello che il quintetto di Barcellona (ma il nome del cantante tradisce un’origine leggermente più “nordica”) decide di affidare a questo “Hunting dreams”, un disco che abbonda di cliché (Iron Maiden, Rage, Wolfsbane …), ma piuttosto ben suonati e interpretati con discreta freschezza, fatto questo che gli consente di lasciarsi ascoltare con un certo piacere, anche senza raggiungere picchi incredibili di consenso.
Sono proprio i Maiden del periodo Bayley, viste anche le affinità timbriche tra la voce di Blaze e quella di Christian Wolfgang Kohl, ad essere i primi a venire in mente durante l’ascolto di “Hunting dreams”, un lavoro che si esprime al meglio in brani come “October leaves”, “By far too old”, “River has run dry”, “Reclaiming the past” (il mio preferito), “Don’t step back” e “Sweet little madness”, plausibili esempi d’impatto ed enfasi, mentre altrove un songwriting un po’ troppo standardizzato, ripetitivo o non adeguatamente focalizzato impedisce alle canzoni di farsi ricordare.
Per i Kilmara urgono “nuovi” stimoli e una maggiore versatilità, ma la sufficienza piena è raggiunta in virtù di competenza e spontaneità, così come conquistata è l’attenzione in merito alle loro future mosse artistiche.
Masterizza il noto Rolf Munkes (Empire, Razorback, …).
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