Nella musica è davvero tutto possibile, anche di ascoltare un gruppo che suona rockblues in un modo che ricorda sia i vecchi Grand Funk che i contemporanei Gov’t Mule ed accorgersi che esso non proviene dal paludoso delta del Mississippi bensì dall’industriosa ed ipertecnologica Osaka, Giappone. Una sorpresa questi “The Savoy Truffle”, ma non dei novellini dato che il presente live è già il loro terzo cd, pubblicato in patria nel 2000 e ristampato adesso per il mercato europeo dalla solita Record Heaven, forse l’unica label del nostro continente che continua a seguire con passione gli stili considerati oggi “minori” del rock. E la presenza della formazione nipponica allo Sweden Rock Festival di quest’anno testimonia quale attenzione viene posta in Scandinavia alle realtà della scena internazionale. “Live on our way” è un disco che trasuda blues da ogni solco, eseguito con perizia ed ardore in maniera assolutamente tradizionale, non ci sono tracce di contaminazione se non un leggero flavour southern che aggiunge grinta ai brani, tutti di ottima fattura. Il chitarrista Sumitomo, autore di quasi tutte le canzoni, possiede un tocco agile ed ispirato che gli consente di esaltarsi nelle lunghe ed articolate improvvisazioni, con il grande pregio di sfuggire ai principali pericoli che affliggono i bluesmen: prolissità e monotonia. La soluzione della doppia batteria, stile Outlaws, consolida le tracce più rokkeggianti come “Highway man” o “Heaven bound”, dove si fa largo uso anche dell’armonica, elemento immancabile in questo ambito anche nelle sue versioni più moderne tipo Five Horse Johnson. La cosa, comunque, che mi ha più colpito di questa band è la voce di Kadowaki, indistinguibile da quella di un rude frequentatore di saloon texani, una sorta di Dickey Betts del Sol Levante con un timbro sorprendentemente efficace. Un’album che scivola via gradevole e brillante, segnalo in particolare la quasi Hendrixiana “Big legged woman”, una rilassata e densa “Just wanna lay you down”, “Ain’t gonna fade away” con slide-guitar a manetta, ma è indubbio che gli appassionati del rockblues di scuola classica troveranno altri validi motivi per l’ascolto di questa ottima formazione.
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