Credo non sia necessario spendere troppe parole per presentare Henry Rollins, poco meno di un icona rock. Cantante, scrittore, attore, personaggio poliedrico, personalità multiforme e ricca di sfumature profonde, carriera ultra ventennale cominciata in lontana epoca di punk con gli indimenticati Black Flag, sono la coerenza e la professionalità a parlare per lui. Ormai da tempo Rollins ha rinunciato agli eccessi ed agli abusi fisici e musicali per iniziare una nuova vita ricca di svariate attività e soprattutto dedicata a produrre abbondante ed ottima musica rock, cosa che gli ha fruttato notevole popolarità a livello internazionale anche se minore di quella che forse meriterebbe. Nella densa discografia del singer mancava ancora un lavoro che lo ritraesse nell’ambiente che lui ritiene suo habitat naturale: il palco, la dimensione live, l’esaltante dinamismo dello show. “The only way to know for sure” colma questa lacuna in modo egregio, presentando un Rollins al top della forma e sostenuto alla grande dai Mother Superior durante una performance di due serate al “Metro” di Chicago, scelto appositamente per la calda accoglienza che ha sempre tributato al muscoloso cantante. Se pensiamo che prima di cominciare qualsiasi tour Rollins obbliga se stesso ed i musicisti che lo accompagnano ad un vero e proprio allenamento, barricandosi per giorni in anguste sale prova carenti d’ossigeno per ricreare le condizioni climatiche che si sviluppano on-stage, possiamo immaginare la cura maniacale che è stata posta in questo doppio cd per riprodurre la sensazione “live” in modo più realistico possibile. Nessun overdubs, nessun ritocco, ai quali Henry si è opposto con incrollabile fermezza, soltanto potente hard rock sbattuto in faccia al pubblico ed agli ascoltatori, adrenalina a fiumi e calore bollente. Logico che i brani della Rollins Band esaltino principalmente la parte vocale ma non si può ignorare lo straordinario lavoro del chitarrista Jim Wilson, ai limiti del torrenziale, e la poderosa prestazione della sezione ritmica che contribuiscono insieme a dare un nuovo ruvido smalto alle canzoni, per quasi due ore di musica che non conosce pause o ammosciamenti. Vengono eseguiti per la maggior parte estratti dal recente repertorio prelevati da “Nice” e “Get some go again”, che già godevano di una forte virata verso il rock più energico, ma vi sono anche tracce più antiche come “Low self opinion” e “Tearing” da “The end of silence” (1992. oppure “All I want” e “Starve” da “Come in and burn” (1997. che il cantante non aveva più messo in scaletta negli ultimi anni e riportate qui a nuovo splendore. In ulteriore aggiunta, seguendo le ultime tendenze, tre video multimediali ed una ricca photo-gallery per la gioia dei completisti incalliti. Un bellissimo e completo live che entusiasmerà coloro che seguono da tempo le fatiche di Rollins ma che funge anche da splendida antologia per chi vuole avvicinarsi ora a questo artista.
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