Tornano a due anni dal debutto (sempre su nostrana Scarlet) gli svedesi The Provenance, con un platter ('Still At Arms Lenght') ricco di pathos e di delicatezza, quasi a voler rimarcare il fatto che due anni d'attesa per il second coming sono stati spesi bene...beh, visto la qualità della proposta, hanno ragione. Questo 8 tracce è un lavoro ottimamente arrangiato e prodotto (Roberto Laghi ritorna sulle scene, dopo i vari Hardcore Superstar, B-Thong, e Witchery, tanto per fare qualche nome), ove ogni singolo strumento, ogni fraseggio, ogni passaggio sembra essere stato cesellato al meglio, per offrire sofisticate armonie e sequenze di Metal passionale ed introspettivo. Su 'Still At Arms Lenght' si possono facilmente notare influenze importanti, quali Opeth, Anathema, The Gathering ed i primi Katatonia (ho detto poco...), ma la personalità con la quale queste strade già aperte da tempo vengono ripercorse è disarmante, lasciando in bocca un sapore nuovo che ricorda si un qualcosa di già sentito ed assaporato, ma che si riesce apprezzare appieno sia per la freschezza del sound che per la perfetta stesura delle songs. Certo, chi ama brani diretti ed immediati, qui è proprio fuori strada (la lunghezza media è 5 minuti a song), anche perché lo stile del combo svedese attinge a piene mani dal Metal e dal Gothic, ma sono palesi anche divagazioni Avant e Prog (anche tecnicamente five piece è pressoché perfetto: grande è la sessione ritmica, ottimo il guitarworking che alterna chitarre classiche a chitarre decisamente ruvide e pesanti, belle le atmosfere – il piano è spesso presente, mentre a volte l’aria è dilatata ed a volte è più ermetica -, delicato è il flauto e grandissime sono le voci - Emma Hellstrom si propone come outsider nell'Olimpo delle voci femminili DOC, coadiuvata da un Tobias che ci mette del suo, sia in clean che in growling vocals -, creando così una tela di non facile assimilazione...almeno ad un primo superficiale ascolto. Un album da assaporare piano piano e da godere fino in fondo...non accantonatelo al primo ascolto, non fate questo errore, ma fatevi guidare senza timore nei meandri della musica dei The Provenance. Il gioco vale la candela.
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