Il passaggio da un esordio dimostrativo “incoraggiante” ad un disco “ufficiale” parecchio convincente non è un’impresa semplicissima da mettere in pratica e per questo direi d’iniziare col fare i miei più sinceri complimenti ai goriziani Overtures, capaci, con il loro interessante demo omonimo, di convincere la Videoradio che oggi pubblica questo “Beyond the waterfall”, un full-length assai piacevole all’ascolto.
Il genere proposto non è cambiato, un hard-rock abbastanza vario e cromato, in grado di estendere le sue propaggini espressive fino alle soglie dell’heavy/epic metal, dimostrando che, pur senza recare nulla che possieda il sapore dell’originalità tout court, si può in ogni caso risultare gradevoli e genuini, se si sa scrivere con gusto le proprie canzoni.
Gli Overtures lo sanno fare e riescono a tradurre efficacemente tale abilità nella composizione attraverso una dotazione tecnica e un’omogeneità come gruppo di tutto rispetto, elementi questi già palesati in passato e ora “naturalmente” (ma sappiamo che non è sempre così) incrementati per merito di maturazione artistica e acquisizione d’esperienza.
Che si tratti di affidarsi in maniera sostanziale a costruzioni e progressioni armoniche di derivazione classicamente HM (la title-track, “Toy”, la sempre avvincente “Silent observer” e “The self-pitier”), di dare libero sfogo alla propria passione per il rock duro più “autoctono” (“Town of desolation”, il secondo brano, dopo “Silent observer”, ripescato da “Overtures” e “Hideout”, un traente hard ‘n’ roll con un finale perfettibile) o svelare una vena melodica finalmente congeniata e sviluppata in modo egregio (“A time of my life”), i nostri esprimono la capacità di “dominare” piuttosto agevolmente la materia, senza “stravolgimenti” epocali, eppure mettendoci verve e pathos, due ingredienti fondamentali per conseguire una valutazione ampiamente positiva.
Un buon disco, dunque, che non deve ovviamente essere considerato un punto d’arrivo, ma bensì il “nuovo” punto di partenza relativo a quel percorso di crescita così ben avviato e proseguito, un risultato sostanzioso e tuttavia non saziante, perché la “fame” di miglioramento deve stimolare costantemente le band “giovani” che non si accontentano di un ruolo magari “comodo” e altrettanto “marginale”, quelle che già valide, hanno i mezzi per perfezionarsi ulteriormente e affermarsi in maniera prepotente … proprio com’è nelle possibilità reali degli Overtures.
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