Anno 1995. A dimostrazione che Florida non è esclusivamente sinonimo di death metal, arriva questa creatura “concepita” dal chitarrista Ralph Santolla e dal batterista Oliver Hanson, pronta a difendere strenuamente i colori dell’heavy metal “classico” e melodico.
Con i ranghi completati dal bass player Steve Hodson e dal vocalist J. Todd Plant, i nostri “testimoni oculari” danno alle stampe per la britannica Now & Then il loro eccellente debutto omonimo, un disco, come anticipato, all’insegna dell’US metal degli eighties (non è un caso che l’albo sia dedicato alla memoria di Chris Oliva), elegante e multiforme, dominato dalla sei corde istintiva, estrosa e tecnicamente superiore (sia in fase ritmica, sia in sede solistica) di Santolla, e dalla voce tagliente, virile e stentorea di Plant, una sicurezza per capacità interpretative ed estensione.
L’ottima apertura denominata “The killing words”, le brillanti “Masters of the world”, “Still half alive”, “All I wanted” e “Rising sun”, l’accessibilità melodica di “Arms of love” (scritta con Jerry Dixon dei Warrant), le sfumature prog di “A very minor king” e ancora le egregie riletture dell’immortale “Only you can rock me” degli U.F.O. e del gioiellino “Far away”, firmata da Zeno Roth, sono esempi fulgidi di classe e competenza, magari non in grado di aspirare al trono di settore, ma sicuramente di grande qualità complessiva.
L’anno successivo vede l’uscita di “Messiah complex”, licenziato solo per il mercato nipponico, ma qualcosa è cambiato, nelle personalità artistiche degli Eyewitness, che diventano maggiormente oscuri, enigmatici, cangianti, profondi e pure più “moderni”, sorprendendo chi li aveva sostenuti fino a quel momento, con un lavoro senz’altro “diverso”, ma a mio parere sempre notevole, che aveva solo bisogno di tempo per essere interiorizzato e compreso, fornito di brani come la title-track, “All we are”, “The servant has become the master”, “The circle”, “Desert rain”, “Cries for mercy”, “Sea of madness” e “Dreamscape”, potenti ed assai intriganti esempi del “nuovo” corso.
Tempo che, come spesso accade, non gli fu concesso e che portò il gruppo di Tampa allo scioglimento e Santolla e Plant a rivedere il proprio approccio espressivo.
Dopo sarebbero venuti i Millenium e un superiore riconoscimento, e a tutti quelli che si sono dimenticati (o non sanno) che esso fu edificato partendo proprio da qui (“pentimenti” compresi, quindi attenzione se le Vostre abitudini d’ascolto non contemplano le “sperimentazioni” di cui sopra!), consiglio di non farsi scappare questa bella doppia ristampa digipack dedicata dalla sempre attenta Escape, alla breve e intensa parabola degli Eyewitness, una band il cui nome, volendo stilare un bilancio complessivo, non meritava assolutamente di sparire dagli annali della musica hard ‘n’ heavy di valore.
Come dicono gli americani... “good value for money”...senza alcun dubbio.
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