Perso per strada il chitarrista Barry Fitzgibbon (sostituito da Richie Faulkner) e la prima metà del vecchio monicker, i Deeds si ripresentano con questo loro terzo album. "Blown" non viene più realizzato dalla Beast Records, l'etichetta fondata da Steve Harris e Rod Smallwood, bensì per la Knight Records. Il bassista degli Iron Maiden non ha però lasciato al suo destino il quartetto, visto che Harris ne è ancora il produttore esecutivo. D'altra parte sono molti i collegamenti tra i Maiden ed i Deeds, a partire proprio dalla stessa città di provenienza: Londra. Se guardiamo poi ai trascorsi dei Dirty Deeds, vediamo che non solo hanno aperto parecchi shows agli Iron, ma come alle consolle dei loro album si siano susseguiti Mick McKenna e Nigel Green (per "'Danger of Infection") e Doug Hall (prima su "Real World" ed ora su quest'ultimo "Blown"), tre personaggi che i fans dei Maiden dovrebbero conoscere bene. Messo su il CD, indovinate un po' che gruppo richiama l'intro acustica di "Fragments of a Man"? Già, proprio i Maiden! Lasciato però scorrere il brano è evidente come i Deeds sappiano ed amino rivolgersi altrove, senza allontanarsi da quanto proposto nel proprio passato, prima di "essersi ripuliti": lasciandosi alle spalle il "Dirty". Forse solo meno gioiosi ed un po' più cupi rispetto ai due precendenti album. Ecco infatti, che l'Heavy Metal perde terreno a favore di robuste dosi di Hard Rock, vecchio stampo certo, ma attualizzato da una produzione frizzante e tagliente. E' su queste linee che si muovono la bella opener ed anche "Loaded Gun", tuttavia quelle che apprezzo maggiormente sono la veloce "Blood Red Sky" e la più cupa e cadenzata "Burning Away", dall'atmosfera che ben si adatta ad un testo sulla pazzia, peccato solo che il refrain non sia propriamente all'altezza. Sembra che questa sia una lacuna che i Deeds non sono riusciti ad evitare. Anche un bel pezzo rocker come "Meet Your Maker" finisce infatti, con l'essere macchiato da un ritornello davvero banale. L'asso nella manica del gruppo inglese è invece rappresentato dalla prestazione dei due chitarristi, decisamente brillanti e sempre efficaci. Si staccano dal contesto dell'album "End Of Days", dedicata al ricordo della tragedia dell'11 Settembre, con un cantato sentito e un bell'arpeggio iniziale (poi il pezzo si incattivisce) e "Valley Of The Kings" che ha un approccio direi alla Rainbow/Dio ed un assolo fluente di Richie Faulkner. Ammetto di aver inizialmente sottovalutato il potenziale dei Deeds... beh, mi ero sbagliato!
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