Scordatevi facili melodie, refrain orecchiabili, pezzi lineari e da fischiettare sotto la doccia.
Gli Illogicist si pongono agli antipodi di tutto ciò e con "The Insight Eye" ci consegnano un album che farà la felicità di tutti coloro che adorano il death metal più tecnico e contorto. Non è difficile cogliere echi dei Pestilence di "Spheres" così come dei Death ultimo periodo (tuttavia con una vena progressiva nettamente più accentuata) o degli Atheist nella musica di questa band valdostana che si rivela come una delle più interessanti del panorama italico, e non solo: gli otto pezzi del disco infatti denotano un andamento mutevole ed imprevedibile, con un vorticoso susseguirsi di riff talvolta ubriacante che non fornisce all'ascoltatore un punto fermo su cui appoggiarsi, caratterizzato da svariati cambi di tempo a volta spiazzanti e da larghi spazi dedicati a cervellotiche digressioni strumentali.
Quello che emerge già dal primo ascolto è quindi la caratura dei musicisti che fanno parte della band, nessuno escluso: sbalorditive le prove delle due chitarre (menzione d'onore per Luca Minieri, che oltre a suonare si cimenta anche nel canto con risultati eccellenti), del basso che non si limita al ruolo di comprimario ma che regala passaggi e numeri d'alta scuola e della batteria di Marco Minneman, precisa, fantasiosa e di gran gusto.
Meno immediata invece la resa dei pezzi, che, vista anche la natura della proposta musicale, richiede ben più di un ascolto per essere apprezzata appieno, ma che una volta assimilata a sufficienza rivela il grande potenziale e le indubbie doti del quartetto italiano.
Avendo avuto la possibilità di vedere gli Illogicist in azione dal vivo ben due volte, c'è da dire che la loro proposta è più adatta ad un ascolto domestico, dal momento che la complessità delle strutture perde un po' in impatto in sede live e spesso fattori esterni (volumi, lavori al mixer, impianto o locali) non permettono di fruire al meglio della musica del gruppo.
Tuttavia pare che la band non goda dell'attenzione che meriterebbe da parte dei suoi compatrioti, ed il fatto che si siano dovuti rivolgere oltreoceano per ottenere un contratto ne è la riprova, quando invece nessuna etichetta italiana sembra aver notato le grandissime qualità di questo quartetto.
In ogni caso, speriamo che gli Illogicist si prendano qualche bella rivincita e che raccolgano i frutti del loro lavoro anche qui in patria, perchè se lo meritano proprio.