Il Sol Levante ci regala il quinto full length album di quella creatura multiforme che risponde al nome di Sigh, che dopo anni di gavetta spesi nel quasi anonimato arriva finalmente al grande contratto con la Century Media. C'e' da rimanere letteralmente a bocca aperta di fronte al miscuglio di generi proposto dal gruppo, capitanato da quel mostro di creatività e tecnica musicale che risponde al nome di Mirai Kawashima (assolutamente fantastico nelle tessiture di tastiera e negli assoli che riesce a comporre e a suonare in tutte le 10 tracce di "Imaginary Sonicscape"). Riffs thrash, passaggi progressive alla Threshold, atmosfere dark, influssi industriali, vocals quasi black e orchestrazioni classiche, convivono e si alternano continuamente in un caleidoscopio di emozioni sempre diverso e cangiante. Come se non bastasse nel mezzo di questo magma sonoro affiorano qua e là dei frammenti ancora diversi, ora ispirati alla disco anni ottanta ora a Chick Corea (e mi fermo qui, non voglio svelare tutte le sorprese che costellano l'album...). Probabilmente i nostri giapponesi si sentono legati alle sonorità black metal più di quanto dimostrato nelle loro canzoni, vista l'insistenza con la quale la bio allegata al disco li associa a questo genere estremo, ma "Imaginary Sonicscape" è in grado di regalare molto di più: pezzi quali la tetra "Nietzchean Conspiracy" oppure l'apocalittica "Slaughtergarden Suite" (probabilmente il capolavoro del disco), divisa in cinque movimenti ora richiamanti i Samael di "Passage" ora atmosfere settantiane, conducono per mano in un viaggio lungo tutta l'universo musicale conosciuto, senza stancare quasi mai. E allora cosa impedisce a "Imaginary Sonicscape" di essere considerato un capolavoro assoluto? Diciamo che una canzone come "A Sunset Song" illustra perfettamente tutti i pregi e difetti del gruppo, con i suoi 7 minuti di splendenti mutazioni sonore incastrate a forza tra loro e tutte guidate DALLO STESSO RITMO!!! Ritmo che peraltro si ritrova, ora cadenzato ora leggermente più accelerato ma sempre obbediente allo stesso pattern, praticamente in tutte le canzoni del disco, eterno nel suo incedere ed incurante di quello che gli succede attorno, e che nonostante tutto non sempre riesce a donare quella sensazione di amalgama e continuità sperato dai nostri musicisti. Alla lunga l'ascolto del disco potrebbe risultare stressante, ma questa pecca letteralmente sparisce di fronte a tanta ispirazione musicale profusa così generosamente per più di un'ora. I Sigh non fanno certo dell'immediatezza il loro punto forte e forse rimarranno comunque un gruppo di culto, pero' reputo questo lavoro una tappa obbligatoria per gli amanti della ricerca e sperimentazione musicale, e comunque un acquisto caldamente consigliato per tutti. Buy or die!
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