Sono passati poco più di tre anni dalla prima volta che ebbi l'opportunità di ascoltare la chitarra di Simone Fiorletta, in occasione dell'esordio discografico dei Moonlight Comedy. Benchè già all'epoca il giovane musicista laziale avesse suscitato in me un'ottima impressione, devo ammettere che mai sarei stato in grado di prevedere la rapidità con la quale Simone è stato capace di maturare il proprio talento.
“My Secret Diary” è la seconda opera solista di Fiorletta, un album a cui spetta il gravoso compito di confermare il suo illustre predecessore, “Parallel Worlds”, uno dei migliori dischi che la scena italiana sia stata capace di produrre negli ultimi anni.
Simone non è stato certo con le mani in mano in questi mesi, stringendo importanti collaborazioni con musiscisti di assoluta qualità e di fama indiscussa, che impreziosiscono con la loro classe le dieci tracce di “My Secret Diary”: Andrea De Paoli dei Labyrinth alle tastiere, Pasko al basso e l'inossidabile Tony Liotta alla batteria. Una line-up di questo calibro è già di per sé un ottimo biglietto da visita, ma bastano pochi ascolti per rendersi conto che il vero punto di forza dell'album è l'eccellente vena compositiva di Fiorletta, capace di regalarci un disco ancora più vario ed esaltante di “Parallel Worlds”.
La colonna sonora dele prime pagine del diario è “A Day in California”, ideale accompagnamento di una giornata fresca illuminata dal sole di Los Angeles, un'efficace opening track che su ritmi poco sostenuti e con un riffing di grande classe accenna sonorità vagamente psichedeliche, mettendo subito in evidenza un gusto melodico fuori dal comune, che a tratti ricorda il Petrucci più ispirato.
Nell'inizio di “I Come Back” si percepisce un senso di urgenza inespressa, che si concretizza dopo pochi secondi in una up-tempo decisamente più metallica della canzone precedente, in cui Fiorletta privilegia riff più ficcanti, ma non per questo meno melodici, più spiccatamente progressive e assai orecchiabile.
Dal punto di vista musicale “To Fly Over the Rainbow” è la naturale estensione di “I Come Back”, brano in cui è protagonista il suono pulito e preciso della chitarra di Fiorletta, caratterizzato da un susseguirsi rapido e vorticoso di note.
“Welcome Anita” è un meraviglioso episodio acustico che evoca atmosfere rilassate e luci soffuse, ricco di feeling; è in queste occasioni che Fiorletta si esprime al meglio, sfruttando il contrasto tra ritmiche acustiche ed assoli più struggenti ed appassionanti, in cui emerge con prepotenza la vena jazz del chitarrista italiano.
Con “Only Three Minutes to Dream” si prosegue su binari acustici, nella pagina più folk del diario segreto di Fiorletta. E' davvero stupendo l'alternarsi tra la chitarra e il flauto, il risultato è assolutamente memorabile, un riuscitissimo omaggio alla tradizione musicale del nostro paese.
Come suggerisce il titolo stesso, “Borderline” è un brano più noir, che a tratti ricorda i Ritual più oscuri ed in seguito ad un avvio poco ritmato si evolve in una cavalcata quasi-speed in cui chitarra e tastiera giocano con la psichedelia, alternandosi in assoli tanto incisivi quanto catchy.
La successiva “You Are My Past, Present, Future” ci riporta alle atmosfere sognanti dei brani precedenti, ed in questa occasione la chitarra di Simone dialoga con un bel pianoforte, suonato con grande trasporto da Andrea de Paoli.
“Brawl in a Saloon” è una frizzante miscela di fusion e jazz, in cui il tasso tecnico dei quattro musicisti lascia davvero a bocca aperta, così come nella seguente “The Beginning of a New Era”, meno dinamica ma ugualmente vivace e ricca di melodie di prima qualità.
Il grande amore per il jazz di Fiorletta torna protagonista nel brano col quale si conclude il disco, la delicata “Goodbye”, canzone che sembra arrivata direttamente dagli anni '70 sino ai nostri giorni.
Non era facile bissare un disco della qualità di “Parallel Worlds”, ma Simone Fiorletta è andato ben oltre quanto fosse lecito aspettarsi: per quel che mi riguarda “My Secret Diary” è l'uscita dell'anno... complimenti Simone!
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