Piccola premessa: inizialmente non era questo l'album dei Lake of Tears che volevo recensire, ma controllando sulla pagina dedicata al gruppo svedese qui su metal.it ho notato che quest'album non era stato recensito. Ho così deciso di metterci una bella pezza e parlarvi di questo buonissimo "Moons and Mushrooms".L'album vede la luce nel 2007, ed è il secondo uscito dopo la reunion del 2002. L'album prosegue diligentemente la strada intrapresa con "Black Brick Road" (l'album che lo precede, per i non avvezzi alla discografia del combo svedese), cercando di riportare in auge le sonorità di metà carriera (quelle dell'inarrivabile "Headstones" - il disco che in realtà volevo recensire - e "A Crimson Cosmos" - quest'ultimo già pervaso da una forte vena psichedelica in verità -).
Questa voglia di tornare in territori prettamente metal traspare in maniera molto chiara dalla doppietta iniziale, la dirompente "Last Purple Sky" e "You Better Breathe While There's Still Time" dove il basso di Mikael Larsson trova ampio spazio e duetta con gli arpeggi in pulito di Daniel Brennare (chi di voi ricorda "Raistlin and The Rose"?). Soluzioni simili a quelle messe in campo dall'ottima "Head on Phantom", preceduta dalla sabbathiana - fin dal titolo - "Children of The Grey", doppietta che non a caso apre la seconda metà del disco. La simmetria del disco non si esaurisce qui, perchè in entrambe le metà sono presenti in sequenza un pezzo che vede un uso più marcato dell'elettronica e una ballad. Sulla prima metà abbiamo "Waiting Counting" - che mantiene comunque un approccio molto heavy - e la commovente "Like a Leaf" con la solita intensa prestazione vocale di Brennare accompagnata da un organo capace di regalare malinconiche sfumature settantiane (qui il riferimento va a "The Organ" pezzo tratto da "Black Brick Road"). Sulla seconda metà abbiamo la ballabile (passatemi il termine) "Island Earth" - che non avrebbe sfigurato su "The Neonai" - e la ballad finale "Planet of the Penguins" suggellata da un grande assolo di Magnus Sahlgren, unitosi in pianta stabile ai Lake of Tears in questo gruppo (dopo essersi occupato spesso degli assoli nei precedenti album), quasi a voler rimarcare la ricerca delle radici heavy del combo svedese. A voler essere pignoli e cercare il difetto a tutti i costi, potremmo dire che "Planet of the Penguins" poteva essere sfumata un po' prima, ma direi che va bene così. Se la vostra sete di Lake of Tears non è ancora spenta, per i possessori del digipack c'è la riuscitissima cover di "Is There a Better Way"degli Status Quo con un Brennare davvero indiavolato.
"Moons and Mushrooms" è un grande album, un ritorno agli antichi fasti che "Black Brick Road" lasciava intravedere ma che solo con questo lavoro si è compiuto fino in fondo. Un must per tutti i fan della band e un ascolto consigliato per gli amanti delle sonorità doom/gothic a un ipotetico crocevia tra Paradise Lost, Crematory, Black Sabbath e Cathedral.
A cura di Marco "Pasko" Pascucci
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