David Green, al secolo Davide Verde, abbandona i Primaluce per dedicarsi ad un lavoro solista, questo “Cigarette Sessions”, il cui titolo ha dei forti rimandi ad un immaginario prettamente r’n’r.
La conferma in effetti arriva con l’iniziale “Too Much III”, un pezzo di selvaggio rock suonato con foga e passione, dall’elevato tasso alcolico e pieno di schitarrate (per usare un termine oramai in disuso). La successiva “Noises”, mettendo in luce le assonanze vocali tra Davide ed Eddie Vedder, soprattutto sulle note alte, sciorina due minuti di rock sanguigno, anche se dalla vena malinconica.
Vena che diventa vero e proprio spleen nella successiva “Speedy Bird”, dove a farla da padrone è la melodia, autrice di atmosfere morbide e suadenti, quasi crepuscolari.
“Waterfall” è un altro pezzo abbastanza corto, giocato ancora una sulla voce sofferta di Davide e sulla sua chitarra “liquida”, psichedelica e dai tratti decisamente onirici, accentuati dall’irrompere improvviso di una voce femminile, eterea.
“The Perfect Man” rimanda ancora i Pearl Jam, con un mood che sicuramente ha dei forti rimandi a “Yield”, e dove le chitarre ancora una volta viaggiano, poderose e senza confini.
Il disco mostra un songwriting maturo, sicuramente privo di alcune rifiniture, ma al tempo stesso vario. Basterebbe citare “Sweden”, che racconta un viaggio di Davide nella terra scandinava (almeno così mi è parso di capire), e il cui andamento è alquanto atipico, non conforme al resto del disco, anche grazie ad alcuni tratti glam.
Tuttavia è in pezzi come la straordinaria “The Day Of My Suicide”, “The Perfect Tale” e “My Chevrolet” che viene fuori la vera anima di Davide, fortemente legata ai seventies e ad un immaginario artistico la cui cifra è ormai, oggi, patrimonio di pochi. Davide è fra questi.
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