Un concept interamente incentrato sulla pazzia non è propriamente quello che definirei una grossa novità, trattandosi di un tema che è stato più volte affrontato in ambito metal e con cui i Non-Divine giocano anche da un punto di vista dell'immagine (si noti il libretto a riguardo). Musicalmente parlando, la proposta non sempre essere quella adatta per una efficace trattazione dell'argomento, tant'è che se non avessi letto il booklet e curiosato in giro per la rete in cerca di informazioni sulla band avrei capito che si tratta di un concept. Le coordinate sono quelle di un rock/metal piuttosto corposo, merito soprattutto delle due chitarre che giocano molto su accordature ribassate e sulla pienezza del suono, che contiene richiami al metal melodico di matrice nordeuropea ma anche stacchi e pezzi più tranquilli di derivazione rock. Ad abbellire il tutto intervengono anche le tastiere, a dire la verità mai invadenti, ma in grado di dare quel tocco modernista che è consono al sound dei Non-Divine. I pezzi hanno tutti un occhio di riguardo per la melodia, sempre cercata ma non in maniera stucchevole, e che in un certo senso bilancia la pesantezza delle chitarre. La qualità dei pezzi è tuttavia altalenante: tra le song da promuovere sicuramente "Visions", dall'incedere danzereccio se non industrial, ma anche "One Man, One Soul", "Breathe" e la swedisheggiante "Sympathy", corredata con tanto di ritornello melodicissimo; pollice verso invece per "Sleep" o "Mended Doll", che devono la loro scarsa efficacia soprattutto a dei ritornelli troppo scontati e banali, già sentiti altre volte già all'interno di "Asylum 45".
Diciamo quindi che i Non-Divine si prestano ad essere apprezzati da quella fetta di pubblico che ha voglia di ascoltare del metal abbastanza pesante ma nonostante tutto melodico, anche grazie alla voce "sporchina" ma non troppo del singer Ivor Van Beek, mentre risulterà noioso o stucchevole a chi predilige suoni decisamente più estremi. In ogni caso un disco carino, buono per fare riposare le orecchie ogni tanto di chi è abituato a dosi massicce di lerciume quotidiano (musicalmente parlando).
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