"Un caso isolato"... Quale miglior biglietto di presentazione per questi Aquefrigide, one-man band capitolina guidata da Bre Beskyt Dyrene, personaggio a dir poco originale (dal make-up ai testi, dalle dichiarazioni al sito...), che sforna un prodotto marcio, malato, lisergico, contorto. 15 tracce cantate in italiano, anzi, urlate, sofferte, piante, derise, insultate in italiano, dove la musica diventa tappeto di chiodi per un'idea surreale e cattiva, sporca e sofferente, caustica e blasfema, nel suo incedere sgraziato. Un rock contaminatissimo, figlio del primo Manson, dei NIN, ma soprattutto parto bislacco di un personaggio unico, nella sua costante tensione alla schizofrenia calcolata, nel suo sfidare continuamente canoni e luoghi comuni. Alti e bassi in un prodotto dove i primi brani hanno più energia, dove, alla lunga, l'ascoltatore viene trascinato sul malgrado in un putrido turbine di violenza, dolore, schifo.
Ve lo consiglio? Non lo so. A me il coraggio e l'originalità della proposta intrigano parecchio, come una grassa donnona in latex intrigherebbe il più perverso dei voyeur. A voi, popolo, la sentenza definitiva.
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