Al momento in cui mi appresto a scrivere questa recensione i Fall Of The Leafe si sono sciolti per divergenze musicali all'interno della band. Logico che questo album diventi allora il loro testamento musicale. Ma andiamo con ordine, il gruppo in questione è attivo, o forse dovrei dire è stato attivo, per una decina d'anni, nonostante immagino pochi di voi lo conoscano, e per svariate similitudini mi verrebbe da considerarli i cugini sfigati degli Amorphis. Infatti come il gruppo di Helsinki sono finlandesi, inoltre sono stati tartassati di problemi di line up e hanno, durante la loro carriera, fatto la famosa "svolta finlandese", quella che porta un gruppo nato come death a fare il passo verso il gothic più mieloso e melodico. Nonostante la loro fama quasi inesistente il gruppo in questione nell'arco della sua produzione, che conta ben sei album non ha troppo sfigurato, specie con l'ultimo Vantage, forte di un gothic molto piacevole e ben composto.
Si giunge cosi a questo Aerolithe, secondo album pubblicato sotto Firebox, che bene o male si pone nella scia del precedente. Tolte le inutili intro e outro, i finnici ci regalano nove tracce dal sapore malinconico tipicamente finlandese. Purtroppo però qualcosa si è inceppato. La componente metal della loro musica risulta ulteriormente ridimensionata a favore di quella gothic e se in alcuni episodi (All The Good Faith e Graceful Retreat su tutte) si rivela una scelta azzeccata, alla lunga questa attitudine troppo morbida si rivela perdente trascinando l'ascoltatore in una spirale di ripetitività e noia. Neanche il buon groove e l'ottima prestazione del singer Tuomas riescono a salvare questo album da un destino di mediocrità. La monotonia spadroneggia incontrastata e le canzoni si somigliano tutte. Peccato perchè alcune idee, tra le quali la malinconica At A Breath's Pace, meritavano migliore sorte (o forse dovrei dire migliore album).
Spiace in particolare che i Fall Of The Leafe ci debbano salutare cosi, con un album abbastanza mediocre... forse varrebbe la pena ricordarli per quanto fatto in precendenza con Vantage. Un album per maniaci del gothic dunque, peccato per l'addio deludente di un gruppo sfortunato e che sicuramente avrebbe potuto fare di meglio.
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