Provate per un attimo a chiudere gli occhi, inserite il nuovo disco di Ted Poley nel vostro stereo e vi sembrerà che non sia passato nemmeno un giorno da quei metà anni ‘80 in cui gruppi di capelloni cotonati facevano scorribande per i palchi di mezzo mondo con il loro rock così orecchiabile e accattivante. Oggi siamo nel 2007 ma l’attitudine e l’anima sembrano veramente quelli di venti anni fa. Del resto stiamo parlando di un artista che ha fatto la storia di quella musica, Mr. Ted Poley, storico frontman dei Danger Danger nonché ex batterista dei Prophet. Il buon Ted, smessi anni fa i panni di leader della sua band, nell’ultimo periodo non è rimasto assolutamente con le mani in mano e ha sfornato uno dopo l’altro album e progetti molto interessanti. A pochi anni dal suo primo solo album e dopo aver provato a esplorare generi diversi nel progetto “Melodica”, riuscito, a dire il vero, solo a metà, il cantante americano, dopo la reunion con la sua storica band con la quale ha in cantiere un nuovo album, dà alle stampe questo “Smile” che ha davvero tutto per essere uno dei dischi più riusciti dell’anno ancora in corso. Grazie ad un’eccellente produzione che vede all’opera quel vecchio marpione di Jk Northrup e con al servizio musicisti esperti e dall’indiscutibile talento (lo stesso JK Northrup alla chitarra/basso, Dan Zoid alla batteria ed Eric Ragno alle tastiere), il disco si presenta come un perfetto connubio di sonorità classic rock con un songwriting di alto livello che mette in risalto la splendida voce del singer statunitense. Una travolgente carica di struggente AOR old style ci viene buttata addosso fin dalla prima traccia, un’accattivantissima “Waiting Line” (piena di quei controcori in farsetto che avrebbero fatto la gioia del mostro sacro Bon Jovi), a dimostrazione che il singer americano vuole fare subito sul serio. Con “Going Blind” e il suo dolce riff di chitarra iniziale ci dirigiamo verso luoghi più suggestivi e la voce di Poley si fa malinconica, evocativa. Qualche lacrimuccia scende ma non abbiamo nemmeno il tempo di rendercene conto che subito veniamo aggrediti dal refrain molto “catchy” di “Smile” che riporta il tutto su un piano di buon umore e ottimismo. Con “What if she Knew” siamo nei territori del melodic rock più vicino a Bon Jovi: viene voglia di indossare il cappello da cowboy, prendere la macchina e girare per le strade deserte e assolate della California…un senso di libertà incredibile. E le ballad dove sono?Può esistere una release made in Ted Poley senza le sue celebri “spremute di cuore” con chitarra acustica? Anche in questo caso non rimaniamo delusi: “More Than Goodbye” e “Where It Ends” fanno a pieno il loro dovere e anche il nostro lato più “romantico” non può non rimanerne soddisfatto. Con “Luv On Me“, vicina alle sonorità semplici e d’impatto dei Roxette fine anni ’80 e “Why Can’t We Pretend That It’s Over“, classico rockettone che strizza un po’ l’occhio a gruppi come i Twisted Sister, forse la qualità scende un po’ di livello ma con “If I Can’t Change Your Heart“, “Life Keeps Spinning Me Round” e “Will Ya” torniamo a ottime strutture di canzone rock moderna condite da un interessante songwriting e una superba prova d’insieme di tutti i musicisti. .
Si chiude con Reprise traccia finale che con uno struggente tappeto di tastiere riprende le linee melodiche di “If I Can’t change Your Heart”.
Certo, le 12 tracce di “Smile” non saranno forse il prodotto più innovativo degli ultimi anni, alcuni diranno che suonano troppo “old” per essere nell’anno 2007, ma del resto non è da artisti come Ted Poley che ci aspettiamo sonorità “rivoluzionarie” alla Tool.
Tutti i fan che fremono per il ritorno sulle scene dei Danger Danger con un nuovo studio album possono stare tranquilli. Questo “Smile” ne rappresenta un ottimo antipasto. Se l’appetito vien mangiando aspettiamo con impazienza le portate principali…
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?