Quando si ha a che fare con un album di stampo scandinavo si ha una sorta di prevenuto senso di sicurezza, come se fosse un marchio di qualità. E in effetti non si può dire che "Absolute Design", album d'esordio degli Engel, non sia un prodotto di qualità. Il combo svedese infatti prevede tra le sue fila, musicisti che non possono essere sfuggiti ai più attenti, Niclas Engelin, ex chitarrista dei validissimi Gardenian (come non rimpiangere gli autori del capolavoro "Soulburner") nonchè ex degli In Flames ed ex Passenger, oltre che Marcus Sunesson (ex The Crown) anche lui alla chitarra, Mojjo alla batteria (Lord Belial, Runemagick), Michael Hakansson al basso (ex Evergrey) e alla voce Mangan Klavborn. Il sound di quest'esordio si avvicina, guardacaso, al melodic death metal, molto melodic e poco death, ben miscelato con quell'industrial metal che porta alla mente gli Mnemic, (certo con un utilizzo più pacato dei synth) anche per alcune caratteristiche della voce di Mangan che ricordano, negli scream, per l'appunto l'ex vocalist degli Mnemic Michael Bøgballe nell'ottimo "The Audio Injected Soul". La tracklist scorre senza nessun evidente intoppo, partendo con "In Splendour", uno degli episodi migliori dell'album (insieme a "calling Out"), track molto ben strutturata e bilanciata che dichiara a gran voce il debito verso i Passenger, così come la successiva "Casket Closing", il cui ritornello melodico ha una tale orecchiabilità con cui entra di prepotenza in mente per rimanervi. Si passa poi a "Next Closed Door", più malinconica e delicata, dal marchio pop-rock, caratteristica che, ad un ascolto più attento, fa da sfondo all'intero album. La produzione infatti (peraltro firmata Anders Friden) vede una registrazione con la voce in primo piano rispetto alle chitarre e al basso e soprattutto rispetto alla batteria, che, penalizzata dai volumi bassi, non emerge mai appieno, neanche quando Mojjo usa il doppiopedale. Questa scelta stilistica fa di sicuro calare l'impatto che l'album avrebbe potenzialmente avuto altrimenti. Inoltre la voce di Mangan sulle parti pulite risulta in alcuni momenti abbastanza anonima e torna piacevole solo se coadiuvata dallo screaming ed infatti proprio quando l'attenzione dell'ascolto sta per calare ecco che arriva "Propaganda" a risollevarla, il cui incipit ricorda vagamente quello di "Pinball Map" per poi approdare agli ultimi In Flames più melodici, cosa che si vale anche per la song "I'm the one", ma in generale i toni di "Absolute Design" non sono sufficienti a renderlo un album degno di nota. Troppi forse i rimandi ad altre band, oltre a quelle già nominate, possiamo scorgere nell'attacco di "Descend" gli A perfect Circle e ancora in "Trial & Error" una profonda ispirazione ai migliori Static-X. Le potenzialità degli Engel fanno intuire ovvie possibilità di crescita stilistica per i lavori futuri per cui attendiamo che si stacchino dalle matrici a cui si ispirano e che facciano prevalere la propria personalità.
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