Una nuova stella brilla nel firmamento Fusion/rock: trattasi di Oz Noy, talentuoso chitarrista israeliano, scovato dalla Magna Carta e divenuto in breve uno dei nuovi astri nascenti alla sei corde d'autore. In questo suo secondo studio album, interamente strumentale, il bravissimo chitarrista si circonda di musicisti di indiscusso calibro per sfornare un disco fresco, eclettico e di classe, condito da suoni chitarristici spesso effettati e molto, molto ricercati. La sei corde di Oz si muove su territori spesso inclassificabili, a cavallo tra il Jazz più maturo e tecnico, e visioni musicali care a Zappa, Metheny, lo Scott Henderson più contaminato della sua fase Tribal Tech, il tutto insaporito da venature rock dal sapore a volte retro-hendrixiano. Il lavoro è sicuramente un grande sfoggio di tecnica, ma la fase di post-produzione aggiunge a tali esecuzioni una freschezza davvero invidiabile. Un lavoro di cui mi sento di nominare la stupenda opener
Which way is up?, dal
fill rouge irresistibile. Da segnalare, per gli amanti dei dettagli, una Sometimes it snows in April firmata Prince, ed una stupenda versione di Evidence dello strabiliante Thelonious Monk. Bello, e da tenere d'occhio.
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