Mi sono letteralmente “innamorato” di questo disco degli Stamina.
Già apprezzati con il loro secondo promettentissimo demo “Here to stay”, il quintetto campano supera se stesso con un lavoro veramente entusiasmante per la personalità, l’energia e la maestria con le quali ha saputo miscelare con dovizia rara prog, metal, fusion, jazz, hard rock e bagliori AOR.
Qualcuno potrà sostenere che non si tratta di una mistura del tutto inedita, ma Vi assicuro che, almeno per quanto mi riguarda, non è capitato molto spesso di trovare tanta vitalità, gusto per le melodie, vigore, tecnica, equilibrio e impeto espressivo in un disco dove anche generi “aristocratici” quali il jazz e la fusion non diventano occasioni per sfoggiare cultura formale o “alterigia” e si manifestano “semplicemente” come ulteriori elementi funzionali al trionfo assoluto della “canzone”.
Non si pensi comunque di avere a che fare con composizioni banali, anzi gli spunti creativi sono numerosi e rigogliosi, ma a differenza di tanti adepti del metal prog più oleografico, nella loro esibizione gli Stamina non mostrano mai (e ripeto mai!) le stimmate dell’autocompiacimento e nonostante una consistenza compositiva d’indiscutibile livello, non costringono altresì il cervello a sforzi di comprensione sfiancanti, dimostrando che si può essere estrosi senza per forza risultare accademici ed enigmatici.
Anche se ogni tassello di quest’appassionante suono è perfettamente armonizzato e razionale, lasciatemi dire, da vecchio sostenitore dell’hard dei seventies, che mi sembra proprio questa componente il “valore aggiunto” di “Permanent damage”, quel groove caldo e avvolgente che solo chi ha la corretta attitudine sa tradurre così abilmente e che rende i 47 minuti di durata del disco un’esperienza straordinariamente intensa e appagante.
Visto l’elevatissimo status tecnico del gruppo, per qualità e sensibilità, non mi dilungherò troppo nella celebrazione dei singoli e tuttavia ritengo doverose almeno due citazioni: Luca Sellitto, un musicista esemplare e un compositore di classe superiore, e Giorgio Adamo (di lui ricordiamo anche un’importante presenza nei Mind Key), un vocalist carismatico e maturo capace di condurre senza impacci, dall’alto del suo talento cristallino, i dieci gioiellini del Cd.
Ed eccoci, infine, ai brani di “Permanent damage”, uno più bello dell’altro, a cominciare dall’irresistibile “Tell the truth”, al tempo stesso grintosa e raffinata, continuando con “Waiting for you”, una sorta di Deep Purple improvvisamente folgorati dal verbo fusion/prog metal, passando per “What do you think about it?”, volubile e pure così subdolamente istantanea, per “Nothing at all”, un’incredibile scintilla pregna d’espressività e fantasia (anche grazie alle backing vocals dell’ospite Ilaria Adamo), per “Wild against the flow”, memorabile numero dalla linea melodica non troppo lontana dalle architetture del rock “adulto” più vivace e gratificata da un suggestivo break ad alto tenore di pathos, fino ad approdare a “It takes a while”, un altro bel momento iridescente nei suoi continui cambi d’atmosfera.
Si continua senza flessioni con la fosca e poderosa “Seven sins”, una delle “interrogazioni” sulla materia Rainbow maggiormente riuscite degli ultimi tempi, eseguita con il temperamento delle grandi bands e con un Adamo sugli scudi, e mentre “Trapped in the lions’cage” e “Here to stay”, recuperate dal demo del 2004, Vi si conficcheranno in modo strisciante e altrettanto incoercibile nella memoria (soprattutto la seconda, sono giorni che non riesco a smettere di “canticchiarla” e mi era già successo ai tempi del Cd dimostrativo!), “Mr. Sonnie” completa il quadro con una pennellata sempre godibile, ma leggermente meno sicura e convincente.
Insomma, complimenti a tutti, compresa la competente Heart Of Steel che ha creduto nelle potenzialità di questa nostra sfavillante realtà … ora sta a Voi concedere un meritato credito agli Stamina e ricordarvi di loro quando dovrete scegliere il prossimo acquisto … lasciate stare l’ennesimo live dei Dream Theater e optate piuttosto per “Permanent damage”, sono quasi certo che non Ve ne pentirete.
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