Secondo lavoro per gli americani Lowbrow, autori di un death metal influenzato fortemente dalla scena capitanata qualche anno fa da band come Obituary e Six Feet Under.
Non a caso la zona di provenienza è la stessa (quella della Florida) e, sempre non a caso, 4/5 della band ha militato in precedenza in importanti band della stessa zona, quali i due nomi già citati e Nasty Savage.
Per quanto non essenziali, con questo Sex, Violence, Death, i Lowbrow confermano quanto di buono già c'era stato nell'album d'esordio Victim's At Play del 1999, riproponendo quel death metal di matrice classica che ultimamente sta godendo di un buon periodo grazie ai più conosciuti nomi di Nile o Malevolent Creation, per citarne alcuni.
Ritmiche cadenzate si alternano ad accelerazioni a tratti thrash, se non fosse per il cantato growl del singer Rich, il quale riporta l'attenzione sul death metal della band. Le 10 tracce si muovono tutte seguendo più o meno la stessa linea, ovvero quella già percorsa dai maestri del genere, alla quale i Lowbrow sinceramente aggiungono ben poco di personale, senza per questo mancare di interesse alle orecchie degli amanti del genere. La struttura semplice e diretta dei brani, articolati su pochi ma granitici e corposi riff di chitarra, rendono decisamente diretto e d'impatto l'approccio sonoro, aspetto messo maggiormente in risalto nei brani più cadenzati e ritmati che costituiscono poi la maggior parte delle tracce.
Nota stonata è rappresentata senz'altro dalla registrazione, poco convincente e confusa, dalla quale escono svantaggiate le chitarre, sommerse dalla voce, decisamente troppo in evidenza.
In poco più di mezz'ora i Lowbrow riescono ad ogni modo a convincere e a dare una buona impressione di sé, anche se difficilmente potranno attirare l'attenzione di chi non mastica il genere.
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