Roma non finisce mai di stupire a quanto pare, nel bene e nel male. Stavolta nel bene visto e considerato che era da tanto tempo che non si sentiva qualcosa di così originale e fresco, mi sto riferendo all'esordio di questo particolare progetto chiamato Kalki Avatara. I più attenti solo a leggere il nome non troveranno difficoltà a scovare riferimenti più o meno celati a tutto il mondo esoterico e in particolare all'era del Kali-Yuga. In venti minuti di musica è proprio questo l'oggetto di analisi, però senza scadere nel più trucido e becero (quanto idiota e infimo) Black Metal. La ricetta sonora stavolta è ben più complessa e intricata. Praticamente siamo dinanzi alla non-musica visto che è molto difficile riuscire a catalogare questo Mantra For The End Of Times. Gli spazi aperti sono molto vasti, si passa dal Folk ad accenni Progressive Rock che mi fanno tornare in mente la migliore scena degli anni 70, in pratica la nostra, e non sto qui a scomodare ora una serie infinita di nomi. Però è presente anche quella componente Metal che non guasta mai, presente in certi riffs di chitarra, muscolosi e saturi, soprattutto in Mankind Collapses e Ruins Of Kali-Yuga. Immaginate una sorta di arcobaleno sonoro, intriso di sfumature e tendenzialmente propenso all'evoluzione, il tutto racchiuso in una bolla sospesa fra esoterismo e spirito arcano. Essendo la prima opera qualcosa da modificare e definire con più cura ovviamente persiste, ma le doti tecniche e fantasione del leader Paolo Pieri non vengono minimamente messe in discussione. Difficile da catalogare, ma ricco di fascino.
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