Avrei dovuto immaginarlo. Lo so, non si può giudicare un album dalla sola copertina, ma in questo caso sarei andato sin troppo vicino alla realtà. Mikael Erlandsson ci offre (ed infatti intitola l'abum "The Gift") 12 pezzi che di Metal non hanno nulla, anzi sarebbe addirittura una forzatura inserirli in un contesto AOR, siamo di fronte piuttosto a canzoni poco Rock e molto sul versante Pop/Melodico. Ad ogni modo la bocciatura non è legata alla carenza di sostanza metallica, ma alla mancanza di attrazione che ho provato all'ascolto di questo album, il quarto in carriera, di Mikael Erlandsson. Un politrumentista, attivo da parecchi anni, sin dalla fine degli anni '70 come batterista in una Punk band (!?!?), per approdare attraverso altre esperienze diverse ad una carriera solista che sembra abbia riscosso parecchi consensi e successo sopratutto nella terra natia. Purtroppo oltre alla simpatica opener "Out Of Champagne", ed all'accoppiata "Stay" ed "Excuse Me Baby", entrambe troppo easy listening ma con un bel refrain e le chitarre in maggior evidenza, non ho trovato nulla di appetibile. "Stop (Following Me)" mi ricorda il peggior Paul McCartney, e "Soul Is My Name", nonostante una buona prova vocale di Mikael Erlandsson è un lentone scontato, eppure "Love's Got a Hold on Me" riesce ad essere ancora più stucchevole. E' evidente che con questo album non si corre certamente il rischio dell'ennesima lamentela sulle troppe Power Metal band provenienti dalla Svezia... bla bla bla... eppure ne sento quasi la mancanza. De gustibus... eppure non so proprio quanto il Pop/Rock radiofonico proposto su "The Gift" potrà avere successo dalle nostre parti.
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