Sbruffoni, spavaldi, ruvidi e thrashettoni fino al ... midollo, ecco come si presentano (da Pescara) i
Ciementificio, con il loro primo album "Rosso Sangue Bianco Ossa", corredato anche di una copertina indovinata e da una simpatica biografia.
"Zom-b" inaugura quel tema lirico (dimenticavo i testi sono tutti in italiano) che tratteggia l'argomento principale dei Ciementificio: zombies ed affini. La parte musicale rimanda invece direttamente al buon vecchio Thrash d'annata, tra Tankard, Exodus, Slayer… con questi quattro ragazzi che chiariscono subito di non essere una sterile macchietta ma una vera e propria band, in grado di realizzare canzoni dal senso compiuto ed inanellando una serie di riffs spezzacollo dai ritmi dettati dal drumming furioso e preciso di Oivalf.
E, infatti, non deludono le successive "Rosso Sangue Bianco Ossa", "La Valle Dei Morti" e "La Luce Blu Sotto", ed in tutto questo pestare se la cava ottimamente pure Bonasone, nel non facile compito di cantare in italiano, una scelta che a dispetto di molti, ho sempre apprezzato e sostenuto.
Il primo momento di respiro arriva poi con lo spoken che ci introduce alla bucolica "Vacche, Zopito, Cemento", che, al di là di una breve citazione a Adriano Cementano, si rivela un improbabile (ma a sorpresa ben riuscito) tentativo di fondere Country, Punk, Thrash, Doom... e chissà che altro!
Ma al cuor non si comanda ed ecco quindi i Ciementificio rigettarsi a capofitto nel Thrash prima con "Macedonia Di Interiora Bovine" (sanguinolenta, growleggiante e dalla ritmica imponente) e quindi con la ritmata "Delfino Borchiato", che, al di là della citazione del mammifero simbolo della squadra di calcio di Pescara, è un altro devastante brano (alla Testament), dove nel finale, dopo qualche minuto di silenzio, è "nascosta" una versione remix di "Zom-b", per l'occasione completamente stravolta.
Che dire ...una bella sorpresa. Consigliati.
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