Se escludessimo certe aperture più epiche e melodiche, che talvolta sembrano voler di proposito seguire le orme degli ultimi Everon, le sedici tracce qui contenute non riserebbero in alcum modo perticolari differenze con le passate produzioni, riproponendoci in gran parte le solite atmosfere, passaggi e sonorità a cui Clive Nolan, Mick Pointer e soci ci hanno ampiamente abituati.
Non è escluso quanto a taluni quest'album possa fare un'ottima impressione e quanto, al contario, possa esser poco digeribile da altri. Sicuramente tutto dipenderà da quanto ogni singolo fruitore si senta saturo di certe sonorità e passaggi ripetuti pedissequamente ormai troppe volte.
Ecco perchè "Contagion" oggettivamente, con la sua immobile musica, tanto strutturalmente complessa, quanto paradossalmente prevedibile, non può giungere a fare la differenza già nel singolo ambito della discografia della band...figuriamoci, poi, al di fuori di esso, nel più ampio contesto della scena musicale.
A questo punto perchè non scegliere semplicemente di sfruttare quei pochi, validi spunti melodici per farne composizioni meno complesse, meno "progressive" (mah...), ma non rese vane, sconnesse e discontinue da un brodo stantio ed allungato?
Per certi versi, sono dell'avviso che sarebbe stato molto meglio.
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