Gli
Overdrive hanno iniziato piuttosto giovani a "far parlare il loro Metal" (si sono, infatti, formati nell'ormai lontano 1980) ma dopo qualche demo e solo un paio di album, hanno poi perso la favella.
Dopo diversi anni di silenzio ed un solo avvicendamento rispetto alla formazione originale, gli inizi del nuovo millennio hanno poi dato i primi segnali di un loro ritorno sulle scene dando alle stampe il live "Mission of Destruction - Live". Un comeback che li vede quindi prima alle prese del MCD "Resurrected" e che poi si concretizza proprio con questo "Let the Metal Do the Talking", quasi 50 minuti del più classico Heavy Metal, ben avviati dall'opener "Army of Darkness", sulla quale si fa subito valere l'ultimo arrivato, il cantante Per Karlsson, già incrociato sull'omonimo debut album (2005) degli Unchained. Da segnalare comunque anche la presenza del chitarrista Janne Stark, membro fondatore degli Overdrive, il quale in tempi più recenti si era rifatto vivo con i Locomotive Breath.
"Let the Metal Do the Talking" è un'altra canzone che sprizza verve ed ingenuità tipicamente ottantiane, con un refrain facile ed accattivante ed un bel assolo di chitarra. Le stesse chitarre (in grande spolvero per l'intera durata del disco) che si rincorrono, forse in maniera un po' demodé (beh, si tratta di un brano che risale al 1985), sulla successiva "Fight to the Finish".
Non scorre invece come dovrebbe la ruvida "Bring Me to Submission", mentre convincono appieno le drammatiche e potenti (dal riff sabbathiano) "Trapped Under Ice" e "Deceived". Lo strumentale "Den of Iniquity", veloce e brioso, fa da spartiacque per la seconda metà dell'album, dove gli Overdrive mantengono gli standard qualitativi della prima parte del disco, ottenendo i migliori risultati prima con la tiratissima "Chasing Highways" ed infine con la conclusiva "Reincarnation", articolata ed epica, dove fa piacere segnalare la presenza come guest vocalist di Chris Catena, in grado di dare un ulteriore tocco di classe (made in Italy) ad un disco già più che buono di suo.
Uno squarcio sul passato, senza retorica e con tanta energia!
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