Il quarto album dei
Circle II Circle esce proprio a ridosso dell’ultimo (e, a mio avviso, delizioso) disco di Jon Oliva. La prima taccia di questo nuovo
“Delusions of Grandeur” si chiama “Fatal Warning”, e il disco di Jon “Global Warning”… mmm… Per di più, aggiungete alla ricetta il fatto che le due bands viaggino quasi sempre insieme, nei loro tour. Una sorta di alleanza post-Savatage, insomma, confermata, qualora ce ne fosse bisogno, da quest’ultimo disco di Zak Stevens e soci.
Cominciamo, allora, ad analizzare questo “Delusions of Grandeur”. La copertina, giusto per cominciare in bellezza, è un disegno di un vecchio riccone caduto in disgrazia, realizzata a mio avviso
pietosamente, cosa a dir poco spiacevole, visto che i precedenti lavori di grafica erano più che accettabili. Pazienza, l’abito non fa il monaco. Addentriamoci in questo lavoro.
Ringraziando l’AFM Records per aver mandato la copia divisa in 99 tracce (mossa dissuasiva dalla diffusione in rete, ma a dir poco sfibrante per un recensore), troviamo che all’interno di questo cd sono presenti 10 brani, tutti assestantisi su un un heavy/power molto solido e robusto, sostenuto alla grande dalle due chitarre di
Andy Lee e Evan Christopher. La voce di Zak, come tutti i Sava-fans sanno benissimo, ha un timbro inconfondibile, stentorea e potente ma al contempo ruvida e ‘sporca’, intendendosi con codesto aggettivo più l’attitudine espressiva che la qualità precipua della suddetta.
Quello che però latita, a mio avviso, è una ventata di freschezza compositiva, presente invece, eccome, nel disco del ‘cugino’ Jon. So che molti di voi la penseranno esattamente all’opposto, ma secondo me questo disco ci presenta brani un po’ sentiti; potenti, per carità, e ben suonati e cantati, ma mancanti di una qualsivoglia scintilla di freschezza ed originalità.
Con questo non voglio sminuire nessuna song del lotto:
“Fatal Warning” e
“Dead of Dawn” sono la prova che i riffs sono solidi e ben piantati, la voce di Zak delizia nelle parti più accelerate, così come nei momenti più rarefatti, come la lenta
“Echoes”.
“So many reasons” ha un gran tiro, e la conclusiva
“Every last thing” strizza l’occhio, almeno nella sua parte iniziale, a
“The turn of a friendly card” di
Alan Parson’s Project, per poi intricarsi grazie anche ai cori, che richiamano finalmente alla mente la band dei fratelli Oliva.
Per il resto, cari amici,
“Delusions of Grandeur” è un onesto disco di heavy metal, che poco si distinguerebbe dalla massa, se non fosse per il nome del cantante, discorso a mio avviso completamente diverso dai suoi predecessori, nonché dall’ultimo disco di Jon Oliva. Consigliatissimo dunque ai fans di Zak, un po’ meno a quelli dei Savatage, che non troveranno in questo lavoro spunti chitarristici od orchestrali capaci di riportare alla mente il primo o l’ultimo perido dell’immortale band di Edge of Thorns.
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