Esce il primo di Aprile, manco fosse uno scherzo, il primo "Best Of" (ma la definizione non è corretta, capirete dopo perchè) dei
Dream Theater, la progressive metal band di Hell's Kitchen che, ad oggi, non ha davvero più bisogno di presentazioni.
Dopo vent'anni di onorata e sudata carriera sui palchi di tutto il mondo, infatti, più nessuno ignora l'esistenza di questi cinque straordinari musicisti che, piacciano o meno, hanno cambiato e ridefinito le regole del metal progressive.
Una carriera costellata di successi, che li ha portati all'uscita del loro ultimo "Systematic Chaos", disco che ha dato un'altra svolta al loro sound, e che ha segnato un epocale cambio di label, accasando i nostri per la sempre più potente
Roadrunner Records.
Ed è proprio il cambio di label il "colpevole" principale di questo
Greatest Hit, il cui titolo si rifà ironicamente all'unica canzone dei DT ad essere divenuta una vera radio hit, ovviamente parliamo di
Pull me Under.
Cosa c'è, dunque, dentro questa raccolta? Due cd di musica, divisi in
The Dark Side (fino a
Sacrified Sons), ossia la parte più 'metallosa', e
The Light Side, le songs più melodiche.
E' lo stesso
Mike Portnoy, batterista e mastermind della band, a spiegare perchè non si deve parlare di un 'Best of': le canzoni scelte, infatti, come suggerisce il titolo, sono più che altro potenziali hit, che potrebbero avere appeal per le orecchie di un novizio, che con questo disco potrebbe iniziarsi all'esperienza Dream Theater.
Ma, detto questo, le considerazioni da fare si sprecherebbero. Partiamo dai fatti.
1- In questo doppio CD sono presenti tre remix versions di altrettanti brani estratti da
Images and Words, disco immenso penalizzato, allora, da una produzione discutibile:
Pull me Under, Take The Time, Another Day acquistano effettivamente un nuovo respiro, anche se (com'era purtroppo lecito aspettarsi) il suono viene compresso ancora di più, per renderlo potente e carico, snaturandone le sue caratteristiche naturali. Interessante e piacevolissimo, comunque.
2- Alcune canzoni sono state 'editate', in modo da renderle fruibili anche al di fuori dei contesti (concept album) in cui erano inserite. Le nuove versioni, insomma, hanno solo intro o code diverse e non collegate ad altre songs.
3- Mancano quasi tutti i brani che ogni fan definirebbe come 'imprescindibili' per un Greatest Hits dei Dream Theater: 'robetta', per intenderci, del calibro di
"Metropolis", "A Change of Seasons", "Learning to Live" e la lista potrebbe continuare...
Ma credo sia facilmente spiegabile: tale doppio CD, in fondo, slega i DT dal vecchio contratto con la Atlantic (di cui la Rhino è una divisione), lasciando i nostri liberi di accasarsi presso Roadrunner. La scelta delle songs, quindi, riflette più la commercialità della mossa che l'effettiva analisi dei brani migliori o più famosi della band, lasciando molto spazio alla possibilità di radio/video di recuperare l'occasione mancata in passato.
Insomma,
"Greatest Hit" è il classico lavoro che, in due parole, non ha senso, se non commerciale. Ciò non toglie che il giovane, imberbe metallaro, potrà tramite questa facile chiave mettere il primo piede in un mondo affascinante, multiforme e variopinto com'è quello dei Dream Theater.
P.S. Anche qui, com'è ormai abitudine, la copertina e il booklet sono disseminati di 'nuggets', indizi nascosti.... buona caccia.