Provenienti da San Paolo (Brasile), gli esordienti Tempestt hanno cominciato a farsi conoscere nel paese carioca con il nome di Riverside, girovagando per piccoli club e suonando cover di gruppi come Kansas, Journey, Dream Theater e Bon Jovi. Tutto nella norma. O quasi. La tranquilla vita dei nostri subisce un inatteso scossone quando un giorno, un certo Jeff Scott Scoto, rimasto folgorato da una loro performance live, li sceglie come spalla per il suo tour in Sudamerica (sodalizio rinnovatosi per il 2008 anche in Europa).
Fin qui niente male direte. Ciò che è ancora meglio è che questo talentuoso combo brasiliano ci sa davvero fare. Forti di una proposta musicale che affonda le proprie radici in un melodic rock dalle forti contaminazioni heavy e prog, le 11 tracce di questo Bring ’em on ci mostrano una formazione dal talento cristallino che una volta tanto non si specchia nella propria bravura ma pone quest’ultima al servizio del risultato complessivo. All’interno di questo condensato di qualità ed energia, meritano una menzione speciale le capacità vocali del singer BJ, particolarmente abile nel destreggiarsi tra cantato pulito (come in “Healing”) e linee più potenti e aggressive (una per tutte la titletrack “Bring ‘em on) nonché i riff taglienti e precisi del chitarrista Gustavo Barros.
Nell’analisi dei vari pezzi risulta arduo sceglierne i più rappresentativi. Meritano forse più di tutti il massiccio sound heavy/power della titletrack, gli echi prog di “Life’s alibi”, “Too high” e “Fallen moon” (ecco come dovrebbero suonare i Dream Theater del 2008) e quella “Insanity desire”, pezzo dalle atmosfere molto moody, che vede la partecipazione speciale del “pigmalione” Soto. Ciliegina sulla torta una magica cover di “Don’t stop believin’” dei Journey, splendido manifesto dei Tempestt che furono. Elemento costante durante tutta la durata del disco è la totale assenza di noia.
Ottimo segno per un genere in cui spesso le numerose nuove uscite, anche di band emergenti, non lesinano sbadigli. Ma d’altra parte quella vecchia volpe di Soto difficilmente sbaglia un colpo. Tra le sicure sorprese del 2008. Highly recommended!
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