Indie rock e grunge sono gli ambiti di competenza dei Daphne Cronica, un terzetto di Chieti formato nel 2002 che arriva all’esordio discografico con questo “Distributore di colpe”, dopo la pubblicazione di due propedeutici demos.
Il lavoro è abbastanza gradevole, non apporta novità, ma si fa ascoltare con un certo gusto, anche se personalmente non mi ha coinvolto in una maniera particolarmente significativa.
C’è l’energia, la forza, un adeguato misto rabbia / inquietudine, alcune costruzioni sono piuttosto riuscite (mi piacciono in particolare quella dell’ipnotica “Twister”, quella suggestiva dello slow “Oltreperla” e quella semplice ma intrigante dello strumentale conclusivo “Rumore-moderato”) e anche l’uso alternato dell’idioma italiano-inglese appare ben organizzato, con i brani in madrelingua che si mostrano discretamente immaginifici e in qualche modo poetici, eppure nell’insieme il disco non riesce a conquistarmi come mi sarei aspettato, vista l’apparente mancanza di carenze specifiche particolarmente evidenti.
Imputo tale incapacità a colpire veramente “a fondo”, al classico “debito” di personalità che purtroppo affligge parecchio del cosiddetto rock alternativo (inter)nazionale, il quale sforna spesso gruppi formalmente anche abbastanza godibili, che poi difficilmente sono in grado di superare la prova dell’ascolto reiterato, finendo per essere inevitabilmente sconfitti dai loro modelli ispirativi.
Sono perfettamente conscio di ripetermi, ma ribadisco il concetto: per emergere in modo sostanziale da questo sempre più saturo mercato, soprattutto se si sceglie di cimentarsi in settori fortemente codificati e popolari, non basta essere tecnicamente e attitudinalmente idonei, bisogna sforzarsi di trovare una propria caratterizzazione, un piccolo elemento distintivo che sia anche “solo” un’abilità compositiva di grado superiore capace di fare davvero la differenza.
Non ritengo “Distributore di colpe” un disco in cui si possano rilevare le caratteristiche necessarie ad un’affermazione di grande livello, e tuttavia esso deve essere valutato come un prodotto degno della sufficienza, da considerare, però, anche come parte integrante delle “attenuanti generiche” concesse ai debuttanti nonché un risoluto sprone al miglioramento.
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