Accasati presso la Bastardized, i tedeschi Six Reasons To Kill giungono al traguardo del secondo disco, intitolato "Another Horizon": peccato che questo orizzonte, musicalmente parlando, si rifaccia in maniera piuttosto impersonale al death metal melodico di band come Soilwork e In Flames, nulla aggiungendo ad un filone che di certo ha goduto di un periodo di splendore ma che ormai inizia ad uscire dalle orecchie un po' a tutti. Ragion per cui è necessario possedere delle indiscutibili doti e un talento fuori dal comune per riuscire ad emergere e poter così dire la propria, caratteristiche che questi cinque tedeschi dimostrano di non avere: la loro musica, com'è naturale che sia, nasce dall'unione del rifferama thrash e del senso della melodia proprio della zone di Gothenburg, con le vocals intente a passare dal growl agli immancabili ritornelli melodici e in clean, che in verità suonano in maniera piuttosto banale e derivativa. A dare un tocco moderno al tutto vengono aggiunti elementi quali riff dall'andamento sincopato e core-ggiante o stacchi in breakdown, dando il colpo di grazia alla speranza che il gruppo ci presenti qualcosa di più personale rispetto alla media. Ma nulla da fare: la ricetta è la stessa seguita da miriadi di altre band, i pezzi non si segnalano per un particolare senso melodico o per parti interessanti, e tredici tracce sono decisamente troppe da sopportare prima di giungere alla conclusione del disco.
Questo "Another Horizon" è la riprova del piattume che popola il sottobosco del death metal melodico, in cui le band si rubano letteralmente i riff e i pezzi, imitando pedissequamente i padri putativi del movimento e non aggiungendo nulla di nuovo a quanto è stato da essi già fatto. Aggiunciamoci il fatto che la band non pare particolarmente ispirata, e traete da soli le vostre conclusioni.
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