Copertina 7

Info

Genere:Punk
Anno di uscita:2008
Durata:37 min.
Etichetta:Go-Kart Records

Tracklist

  1. UNDER THE MOON
  2. BOTTLE
  3. MOUNT NEVEREST
  4. TINY TUNE
  5. LEAVE LUKE BE
  6. BLEEDING IN A BOX
  7. DIRTPATH
  8. TYRA BANKS
  9. EASY COME, EASY GO
  10. YOU AND ME
  11. VIVA LAS VEGANS
  12. ALWAYS
  13. TO NOT DO

Line up

  • Willia van Houndt: vocals, giutars
  • Patrick Schappert: bass
  • Peter Dragt: drums

Voto medio utenti

Il problema fondamentale in cui ci si imbatte nel giudicare oggi un disco punk, resta quello di eludere ogni rimando a ciò che questo movimento, sia dal punto di vista musicale sia da quello culturale, o subculturale, abbia rappresentato in passato, e ciò deve essere fatto per far si che il giudizio stesso, resti puro e libero dal "peso" del tempo che ne andrebbe ad alterare la validità; certo non siamo più negli anni 70 e la voglia di infrangere le regole così in voga allora è mutata in favore di una rabbia controllata che ha più a che vedere con gli skaters che con i movimenti che miravano a sfaldare il perbenismo della società inglese. Dal punto di vista strettamente musicale, il "nuovo" punk è distante anni luce dalla carica grezza e sgraziata di gente come Sex Pistols, Exploited e non fa altro che ripetere come un bravo scolaretto la lezione dei maestri Ramones, facendo dell'immobilismo la propria bandiera, dopo tale premessa, o presa di posizione, veniamo alla recensione vera e propria.
I Bambix provengono dall' Olanda e con questo Bleeding in a Box giungono alla quinta release, quella proposta dal terzetto è una miscela di punk/rock dalle tinte allegre e dalle facili melodie che riescono sin dal primo ascolto restare impresse nella mente anche del più distratto degli ascoltatori, ed in questo, Bleeding in a Box ha il suo pregio maggiore.
Il disco si apre con due potenziali hits quali sono Under the Moon e Bottle, in particolare la seconda dotata di un chorus irresistibile, ma all'interno del disco i Bambix riescono anche a mostrare il lato dotato di maggior rabbia della loro proposta come in Mount Neverest o in Leave Luke Be, dove la singer Willia van Houndt tira fuori tutta la propria rabbia con vocals graffianti. L'album continua alternando le due componenti, ovvero, quella dotata di maggiore aggressività, fatta di brani veloci e arrabbiati e quella che invece strizza l'occhio al pop.
In conclusione si può parlare di un album che ne suoi 37 minuti, diverte e che ha il pregio di farlo senza prendersi troppo sul serio, indi una ottima alternativa alle produzioni Epitaph.
Recensione a cura di Andrea 'ilcorinzio' Angelino

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