Vi ricordate quando da giovani guardavate (non pensate subito male) film gore-splatter? Dopo aver preso confidenza col film ottenevate uno di questi due effetti: o iniziavate a ridere o spegnevate. Tutto era portato all'eccesso ed il piu' delle volte la risata sovrastava lo schifo lasciandovi continuare la visione beatamente.
Lo stesso risultato si ottiene tentando di ascoltare per intero (e vi garantisco che è un impresa) l'album degli americani Brain Drill, o di una delle varie bands americane di estrazione brutal deathmetal che tendono a suonare strutture impossibili (sarebbe interessante ascoltare questi gruppi live per capire se veramente la loro potenza è reale o frutto di un enorme lavoro di editing in studio) a velocità della luce. Sembra di ascoltare un lp di brani già veloci mandato a 45 giri.
Questo crea un appiattimento generale della scena stessa in quanto tutti i gruppi che suonano questo genere tendono ad assomigliarsi troppo.
Ad ogni modo, gli Origin suonano e menano che è una bellezza. Tecnicamente sono inarrivabili, almeno su disco, ma rispetto all'album precedente hanno perso quel tocco di “umanità” che li faceva considerare ancora degli appartenenti alla nostra stirpe. I brani, tanta è la complessità delle strutture, non rimangono in testa, non esiste alcun riff canticchiabile. Pensate ai Cannibal Corpse di “Tomb Of the Mutilated” e la loro “Hammer Smashed Face”. Cupi, tecnici, compressi e veloci ma dannatamente “orecchiabili” e di facile presa.
Tolta l'immane brutalità e quel senso di stordimento, “Antithesis” non lascia poi molto altro.
A chi si nutre di Unmerciful, Necrophagist e Nile.
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