Copertina 7,5

Info

Past
Genere:Black Metal
Anno di uscita:2002
Durata:45 min.
Etichetta:Beyond Prod.
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. DESPAIR
  2. GOD AND COUNTRY
  3. THE TEST OF TIME
  4. PHANTASM OF LOST EXISTENCE
  5. A GATE TO PAST TIMES
  6. MANIFESTO
  7. ANCIENT WISDOM OF THE FOREST
  8. AT FEAST FULL OF WARM BLOOD

Line up

  • Karsten Hamre: keyboards
  • Bernt Sunde: vocals

Voto medio utenti

Penitent è il moniker dietro il quale ci cela l’esperienza di Karsten Hamre, norvegese attivo fin dal 1994. Il nuovo “Songs Of Despair” apre il secondo ciclo dei Penitent che vede l’aggiunta di un nuovo elemento ovvero Bernt Sunde. La band si lascia così alle spalle il primo ciclo che li ha visti per diverso tempo addirittura sulle labels cult del settore ovvero la Cold Meat Industry e la Prophecy, con una serie di dischi che gli han fatto guadagnare un discreto nocciolo duro di fans. Per quanto riguarda il nuovo disco, basta inserire il dischetto nel lettore e subito si viene invasi da sonorità funebri e funeree dell’opener “Despair”. Subito dopo è il turno di “God And Country” nel quale sembra di sentire il digrignare maligno e sinistro di Linda Blair direttamente uscito de “L’Esorcista”. Il disco in questione è molto vario e più di una volta le reminiscenze dei Sopor Aeternus di “Songs From The Inverted Womb” fanno la loro comparsa. Ma c’è molto di più con stralci black metal sinfonici, industrial/ambient apocalittico, gothic vibes, atmosfere dark wave e horror metal. Importante è il lirismo che trasuda da questo lavoro che fa della teatralità uno dei suoi punti di forza. Quando questa teatralità poi si sposa ai rallentamenti doomy e alle parti di organo ecco che le atmosfere si fanno pesanti e opprimenti oltre che orrorifiche come nella conclusiva “At Feasts Full Of Warm Blood”. Addirittura in “Ancient Wisdom Of Forest” sembra di sentire l‘epicità “bucolica” degli Enid di “Seelegenspiegel”.
Avrete capito quindi che questo disco è vario ed interessante. Gli appunti che si possono fare sono innanzi tutto una produzione non all’altezza e una cura per gli arrangiamenti e le composizioni davvero mediocre. Sembra di sentire un master grezzo e ancora non rifinito con songs che sembrano addirittura tagliate e fading fatti veramente male. Penso che da questo punto di vista si poteva e si doveva fare di meglio. Ma come si dice in genere in questi casi è la musica che conta e per questa volta farò un’eccezione…
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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