Accasatisi con l'attivissima e valida
My Graveyard Productions di
Giuliano Mazzardi e con una line up che sembra finalmente avere raggiunto una buona stabilità, i toscani
Dark Quarterer danno finalmente alla luce il loro quinto album di una carriera più che ventennale.
A distanza di quasi sei anni dal precedente "
Violence", uscito nel 2002 per l'Andromeda Relics di Gianni Della Cioppa, è la volta di "
Symbols", un album che possiamo quasi definire un concept, un lavoro dedicato nel suo sviluppo a sei personaggi di incredibile importanza storica, per la precisione e nell'ordine
Tutankhamon, Giulio Cesare, Gengis Khan, Giovanna D'Arco, Kunta Kinte e l'indiano Geronimo, il tutto sviluppato in sei tracce dalla durata elevatissima (solitamente abbondantemente al di sopra dei 10 minuti) ma allo stesso tempo molto "leggere", senza il pericolo di stancare o peggio annoiare l'ascoltatore.
Rispetto al recente "
Violence" (citare gli altri album come termine di paragone risulta a dir poco improbabile, vista l'enorme distanza temporale dai nostri tempi) le differenze, pure sempre all'interno del mondo Dark Quarterer, non sono poche: in questo album c'è un po' di tutto, si passa dall'heavy epic metal che da sempre contraddistingue i nostri, una indubbia attitudine prog venata in questo episodio da sfumature rock anni '70, anche a causa di una produzione, stavolta davvero ottima, che punta molto sul sound di chitarra molto retrò rispetto al solito.
Anche la componente oscura e cupa di "Violence" è stata abbandonata, ovviamente per i temi trattati da "Symbols" che sono invece molto più solari ed ariosi, ed in questo senso è eccelso il lavoro svolto dalle tastiere di
Francesco Longhi, così come notevolmente migliorato è l'impatto del chitarrista
Francesco Sozzi, che ormai si dimostra completamente a suo agio nella band.
Inutile soffermarsi sulle figure storiche dei Dark Quarterer che come al solito sono protagonisti di una prova magistrale; la batteria di
Paolo Ninci è complessa, variegata ed inebriante, mentre la voce di
Gianni Nepi, come sempre anche al basso, è sugli scudi più che mai ed emoziona in ogni passaggio o strofa.
Sebbene tutto il disco viaggi su coordinate molto alte, due o tre brani come "
Ides of March", "
The Blind Church" e soprattutto "
Shadows of Night" si segnalano come hi-lights di "Symbols", un album che per ogni amante della musica in senso lato non può davvero passare inosservato e che dopo una manciata di ascolti decolla verso l'alto per non scendere più.
Dal 1987 ad oggi, sempre di più, sempre più forti,
Dark Quarterer protagonisti della scena heavy metal italiana e mondiale.
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