A breve distanza dall'uscita del predecessore 'Deliverance', gli Opeth escono sul mercato con 'Damnation', platter che ha visto la creazione proprio durante le registrazioni di 'Deliverance'...come dire, due album al prezzo di uno! Questa volta il combo svedese, capitanano dal sempre più ispirato Mikael Åkerfeldt, prende in un certo senso le distanze dal classico trade mark opethiano, andando ad esplorare terreni ancora più soffici e delicati, riducendo anche drasticamente (per i loro canoni) le lunghezze delle songs, ma senza però perdere quel pessimismo di fondo insito nella loro visione delle cose (che titolo meraviglioso è ‘Death Whispered a Lullaby’?). Atmosfere soffuse e dilatate, caratterizzate da arpeggi dalle venature classiche, senza l'irruenza delle chitarre distorte (una sorta di unplagged di loro stessi) e soprattutto senza l'utilizzo del growl o dello screaming, ma solo esclusivamente di una grandissima ed inimitabile voce pulita. Le venature Pop, il colore grigio, che lievemente sfuma al giallo sotto i tiepidi raggi del sole al tramonto, il vortice di tristezza e di solitudine che avvolge questo lavoro, ci donano una band che oramai non si pone più limiti in fase di songwriting, avvicinandosi per certi versi ai Katatonia, soprattutto per quell'alone di disperazione e di rassegnazione che ogni singolo accordo, ogni singola nota respira. Penso che non si possa fare a meno di una band come Opeth, in grado ad ogni disco di mutare rimanendo sempre se stessi, unici ed inimitabili. Per tutti quei Diavoli che vogliono sentire la calda carezza del Paradiso, e per tutti quegli Angeli che vogliono assaporare l'affascinate e dolcissimo dolore interiore che gli Inferi possono procurare....abbassate le luci e respirate...il tormento e la tranquillità si stanno impadronendo di voi…
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?