The Crue are back. And this time is for real!Dopo tante parole spese al vento, tanti dissapori appianati da whisky e cazzotti, finalmente arriva uno degli album più attesi degli ultimi anni, secondo solamente a "Chinese Democracy" dei Guns.
Finalmente una nuovissima release targata
Motley Crue, in formazione originale, la band per eccellenza del Glam americano per quanto riguarda la decade 80' - 90', LA band dell'era "moderna" che più di ogni altra è riuscita ad incarnare sotto forma di spoglie umane, lo slogan
Sex, Drugs & Rock'N Roll.
Ecco perchè considero questo album epocale. Per il significato, e che significato...basti pensare quale ripercussione mediatica e quanti bei bigliettoni sono girati dietro a questa reunion...ma in fondo queste sono bazzecole se paragonate alla voglia di
Crue che nel mondo del Rock si aveva.
Dopo questo dovuto cappello, vediamo ora cosa ci han riservato Vince, Mick, Nikki e Tommy...per filo e per segno, senza tralasciare nulla, visto il "peso" del lavoro.
L.A.M.F.Un classico intro a-la-
Moltey, che ci riporta indietro all'intro di
"Shout At The Devil", una ode a Los Angeles, la capitale per i nostri del peccato (il tema di Los Angeles è costante per tutto il dischetto) e della lussuria.
Face Down In The DirtUn bomba. Un piccolo intro che sale
'it's a dirty job but someone's gotta doi it' prima dell'esplosione in una song ruvida e sgraziata, eccezionale nell'incedere ed ottimamente arrangiata, dove da subito si mettono in luce il riffing di Mick e soprattutto il drumming di Mr. Lee, pesante come non mai. Un sicuro cavallo di battaglia che si accoppierà perfettamente con le cose più ruvide del passato.
What's It Gonna TakeE si comincia con i motherfucker...
La song è un mid tempo dall'incedere seducente, un altra classica
Crue song. Un retrogusto glam accompagna questa canzone, che scivola via in maniera semplice e gustosa.
Down At The WhiskyUn altra song mid tempo caratterizzata da un buonissimo incedere nel chorus, anche se la strofa risulta un pochino debole e non molto ispirata. Ancora una volta un Mick Mars, lui si felicemente ispirato ed indemoniato, grattugia la sua 6 corde come ai bei tempi.
Saints Of Los AngelesGrandissima song e primo singolo del nuovo dischetto. Che dire... una sorta di
Wild Side" dell'era 2000. Una strofa trascinante, uno special dal sapore a luci rosse e un chorus che ti si appiccica addosso, come un inno, da cantare a squarciagola.
La migliore song del dischetto, senza ombra di dubbio.
Motherfucker Of The YearIl titolo dice tutto. Un breve intro elettronico e un riffing trascinato per M.O.T.Y., un brano dal sapore inquietante, molto dura e coinvolgente.
The Animal In MeAh...ecco una semi ballata di ottima fattura, dal retrogusto dannato, in cui è Vince che prende la band per mano, esaltandosi su un mood che gli si addice perfettamente.
Un altra song che da vivo farà felice i fans, da cantare dall'inizio alla fine.
Welcome To The MachineAlzare il volume per un buon Rock'N Roll tirato ed andante, diretto ed anche un pochino sfacciato. Non male proprio.
Just Another PsychoUn altro mood che più
Crue non si può... un riffing che spinge e che convince...un buon mix tra la vecchia scuola ed i
Motley moderni.
Chicks = TroubleUna happy song senza troppi sbattimenti e senza troppo pensarci su.
Un episodio sotto tono nell'ambito globale del dischetto.
This Ain't A Love SongElettronica in una canzone dei
Motley? Eh, si è quello che succede in questo brano...ma anche un ritornello veramente rokkeggiante, dal sapore vagamente Freak (un pochino alla Glenn Hughes)!
White Trash CircusSimpaticissima canzone, furbetta nell'incedere e di sicura presa.
Ottimo anche qui l'arrangiamento e l'utilizzo dei cori. Calda quanto basta, perfetta per un bel party sulla spiaggia.
Goin' Out Swingin'Ultima traccia dell'album, un up tempo per allegri cazzeggiatori. Un buon finale per un album che fondamentalmente parla di donne, storie di vite vissute e quant'altro riguardi lo sporco e sudicio mondo dei
Motley Crue.
Adoro questo dischetto, e ancora di più adoro l'atteggiamento dei 4.
Un comeback onesto, dove vecchio e nuovo si sono mescolati coraggiosamente. I
Crue non hanno dato alle stampe un dischetto pieno di melassa e nostalgia, ma al contrario hanno cercato di evolversi, mantenendo costante il proprio trademark ma cercando un sapore moderno. E direi che son riusciti nell'intento.
Dotato di una produzione superba e ancora di più di manico (Tommy Lee è impressionante...finalmente è tornato a fare quello che sa fare meglio, anzichè fare il rapper fallito),
"The Saints Of Los Angeles" è da affrontare di petto, anche se diversi ascolti secondo il mio modesto parere sono necessari per capire i
Motley 2008.
Ah...anche il look è perfetto...molto estremizzato, ma perfetto...anche questo, come sempre fottutamente
Motley Crue!!!Cosa manca? Manca forse una canzone come
"If I Die Tomorrow", una mega ballata calda e coinvolgente. Forse al prossimo
Crue album, magari non tra 8 anni!