Per quanto abituato a formazioni che propongono sound retrò, sono rimasto molto sorpreso dall’album dei The Possibilities, quintetto Statunitense che formula un indie-rock chiaramente debitore dei lontanissimi e quasi dimenticati anni ’60. Il loro stile leggerissimo, quasi evanescente, appena accarezzato da qualche linea pop-psichedelica, mi ha riportato alla mente gruppi che credevo di aver ormai smarrito nei meandri della memoria come Flying Burrito Brothers o Creedence Clearwater Revival, antichi precursori di ciò che divenne in seguito il rock ad ampio respiro.
Comunque se si ascolta attentamente un brano come “Wouldn’t take nothing” si può perfino cogliere una non troppo azzardata analogia con i Pink Floyd degli esordi, i preistorici tempi di “The piper at the gates of down”, quando la loro onda visionaria era ancora in embrione.
Melodiche fino all’eccesso, soffici, delicate, le canzoni di “Way out” scivolano con la leggerezza e l’impalpabilità di una piuma, trasmettendo un dolce senso di rilassata tranquillità.
L’ombrosa “Invisible” è l’orecchiabile tentativo di giungere ai passaggi radiofonici, “Coming in waves” vagamente Doorsiana e velata di blues, cerca invece di soddisfare i nostalgici incalliti. “Way out”,”Braintree”,”Swim and sway”, hanno la forma di pop-ballads ad altissimo tasso zuccherino, come alta è la probabilità che vengano a noia dopo qualche ascolto, tanto quanto le armonie bubble-gum di “Now and then…” e “Tikki ball” sulle quali aleggia lo spettro da me mai amato dei Beach Boys.
Troppo esili, troppo antichi, tastierine fragili come grissini già demodè negli anni settanta, che attrattiva possono avere ai nostri giorni?
Superati, scarsi di mordente, assolutamente inadatti per il popolo dei metallari/rokkettari ma non abbastanza alla moda per interessare gli utenti del rock-fm o i trendisti del pianeta MTV. Anche se la band esplora varie soluzioni per dare spessore al lavoro, non ultima quella di alternarsi tutti come lead vocalist, non si riesce ad evitare un senso di piattezza e di minima incisività che per il momento condannano i The Possibilities all’anonimato e ad un duro lavoro di miglioramento.
Temo di non prendere grandi abbagli dicendo che “Way out” passerà senza lasciare traccia.
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