I Knife, per chi non lo sapesse, sono gli eredi di quella macchina da guerra che corrispondeva al nome di Flash Terrorist, band sulla quale ho già speso fiumi di inchiostro e che non mi stancherò mai di rimpiangere. Sono gli eredi, dicevo, perché nella line-up dei Knife figurano Samu Venturini e Theo Milani, il cantante ed il chitarrista della band autrice dell’incommensurabile “Body Fusion Limit”.
Viste le credenziali il risultato finale di questo “The Gloomy Side Of Things” non poteva che essere buono, sarebbe stato addirittura eccellente se la band avesse cercato di riprodurre il sound dei Flash Terrorist, che pure vengono citati con “Infected Molestor”, la quale, tuttavia, è talmente stravolta che ho seri dubbi sul fatto che sia la stessa song che rappresentava il mastodontico e finale epitaffio di “Body Fusion Limit”.
Ed è tutta qui la differenza tra un disco solamente buono e uno eccellente, perché i Knife preferiscono appiattirsi su quanto fatto da Machine Head nei dischi che vanno da “The More Things Change” a Supercharger”, persino la voce di Venturini ricalca fedelmente quella di Robb Flynn. La qual cosa, sia chiaro, al pari dei Downtonone già visti su queste pagine, è solamente che positiva.
Sicuramente migliore la prima parte del disco, con “Divine” e “Wild Fear” a mostrare a profusione le qualità della band, devastante la prima, assolutamente grandiosa la seconda con un songwriting eccellente ed un lavoro di chitarre mostruoso.
C’è anche spazio per una canzone cantata interamente in italiano, parlo di “Riempito di niente”, che precede “Get Up” altro pezzo decisamente brutale e incazzato. “General Hate” sembra una canzone degli Strapping Young Lad.
Verso la fine tuttavia troviamo “Fake Man”, dove si torna a pestare e a saltellare di brutto.
Il finale è rilassante, con “Eternal”, pezzo lento, cantato senza asperità e ruvidezze. Sulla stessa lunghezza d’onda la conclusiva “Larva”, la quale, però, mostra sporadiche esplosioni di rabbia.
Sul disco c’è anche il tempo per una ghost-track, non segnalata nella tracklist, che mostra atmosfere melanconiche, anche grazie ai synths.
Un disco davvero buono questo dei Knife, il quale, pur non inventando nulla, ha il pregio di saper interpretare le proprie influenze nel modo migliore e di saperle riproporre con la propria bravura e talento, che qui non manca.
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