I suoni saturi e vibranti dell’hard rock e la furia iconoclasta del punk sono gli ingredienti fondamentali di questa proposta targata
Lip Colour Revolution, e se tale commistione Vi ha fatto venire in mente uno dei generi musicali (o sarebbe meglio chiamarlo movimento musicale?) più devastanti ed importanti degli ultimi venti anni, amato e odiato quasi in uguale misura, beh, ci avete proprio azzeccato.
Sì signori, i ragazzi livornesi rivolgono spesso e volentieri il loro sguardo artistico alle movenze del grunge “originale”, a quella scena così ricca e vitale capace di sconvolgere almeno per un po’ l’industria discografica mainstream, la quale non ci mise comunque poi troppo tempo a metabolizzare la “nuova” situazione e assorbirla assoggettandola alle sue leggi.
Qui non troverete, però, e tengo a sottolinearlo a chiare lettere, le velleità “post” del cosiddetto “radio-rock” sviluppatosi su quelle basi nei tempi recenti e nemmeno le sue talvolta fin troppo soporifere e ruffiane melodie chart-buster, ma sudore, energia, intensità espressiva e sincerità, assieme a cultura e preparazione specifica.
Oltre agli egemoni tracciati rimandanti esplicitamente al Seattle sound, in “Lip colour revolution” troverete anche accenni di southern, stoner e hard “autoctono”, ma di là da ogni catalogazione, piace costantemente la capacità del gruppo di scrivere buonissime canzoni (in un Cd dal livello complessivo piuttosto elevato le mie preferenze vanno alla gemma “Zebra 3”, alle vibrazioni acide di “Blind pig”, alle profondità melodiche di “She likes to groove”, alle polverose tracce “sudiste” di “Electric mama” e alle catarsi di “Scirocco”), coinvolgenti e avvincenti nelle loro strutture armoniche che penetrano sotto la pelle anche senza il bisogno di facili “adulazioni”, nelle loro ritmiche poderose e nelle loro linee vocali (dagli accenti interpretativi spesso abbastanza Vedder-iani!) calde, stentoree e adeguatamente ruvide, composizioni che, per farla breve, dimostrano acume e attitudine, due caratteristiche assolutamente fondamentali per sfuggire alla banalità quando si decide di affrontare stilemi così fortemente codificati.
Un disco, dunque, che funziona alla grande perché l’autenticità appare direttamente proporzionale alle notevoli capacità artistiche dimostrate e che, nonostante non appaia per nulla “rivoluzionario” (a dispetto del simpatico monicker scelto dai suoi ideatori!), riesce a brillare di luce propria grazie a queste imprescindibili qualità.
Cos’altro aggiungere … Veramente bravi.
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