Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2008
Durata:53 min.
Etichetta:Roadrunner Records
Distribuzione:Universal

Tracklist

  1. BLIND MAN
  2. PLEASE COME IN
  3. REVEREND WRINKLE
  4. SOUL CREEK
  5. THINGS MY FATHER SAID
  6. THE BITTER END
  7. LONG SLEEVES
  8. PEACE IS FREE
  9. DEVIL'S QUEEN
  10. THE KEY
  11. YOU
  12. SUNRISE
  13. GHOST OF FLOYD COLLINS

Line up

  • Chris Robertson: vocals, guitar
  • Ben Wells: guitar, vocals
  • Jon Lawhon: bass, vocals
  • John Fred Young: drums

Voto medio utenti

Il mio illustrissimo collega Marco Aimasso, nel recensire il primo album di Black Stone Cherry ha espresso il seguente giudizio:

"...[...]. Si tratta, in realtà, di un problema di “autenticità”, di un senso di “artefatto” che subdolamente e tuttavia in maniera piuttosto decisa, si fa largo nei sensi del sottoscritto man mano che gli ascolti si susseguono.
La miscela assai precisa di Soundgarden (nonché Alice In Chains e My Sister’s Machine, pure), Audioslave, Black Label Society e Allman Brothers istituita dal quartetto del Kentucky, sembra più, alle mie orecchie, come il risultato di una riproduzione scientifica da “laboratorio”, che non l’effetto di una reale ispirazione genuina.
Formalmente ineccepibili, grazie anche ad una dotazione tecnica di grande spessore (primo fra tutti il vocalist Chris Robertson, un eccellente emulo di Chris Cornell!), i nostri statunitensi appaiono, però, non altrettanto munifici a livello “emotivo”, un importante deficit per tutti i generi musicali e forse ancora più significativo quando si parla di southern, seventies hard rock e del suo “figlio degenere” nato dalle parti di Seattle."


Se è vero in parte che le parole sopra riportate si possono ancora utilizzare anche per "Folklore And Supersitions" è anche vero però che bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare, per cui non esito a dire che questi ragazzi del Kentucky sono comunque riusciti a creare un sound più maturo e personale di quello del debut album, spingendosi ancora di più all'interno del Rock Americano, da sapore in bilico tra cantautore sudaticcio sotto un enorme cappello da cowboy e stadium Rock a stelle e strisce.

Più Rock e meno Metal e post Grunge, quindi, per un suono decisamente più caldo e umido, ove comunque le varie influenze non vengono nascoste all'ascoltatore, ma non sono così prepotenti come nel debut.

E allora buon Bourbon Rock a tutti!
(ps..lo sapevate che nel Kentucky esiste una piccola cittadina chiamata Bardstown che è considerata Capitale Mondiale del Bourbon?)
Recensione a cura di Massimo 'Whora' Pirazzoli

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