Gli
Ivanhoe sono una realtà, nel campo power/prog, già da molti anni; tanta acqua è passata sotto i ponti da quel
“Visions… and Reality” che li aveva consacrati come i “Dream Theater di Germania”. Una band, insomma, che già dai suoi esordi aveva dimostrato di possedere un carisma ed un bagaglio tecnico decisamente notevoli, complice anche e soprattutto l’ugola di Andy B. Franck che però, di lì a un paio di dischi, avrebbe lasciato la band per dedicarsi ad altri progetti musicali (Symphorce, Brainstorm).
Morale della favola: passa il tempo, e gli Ivanhoe mantengono una cadenza piuttosto rilassata, sfornando un nuovo episodio ogni 3 anni circa, cercando tuttavia di mantenere alto il livello qualitativo degli albums presentati al pubblico.
E così, il 2008 ce li consegna in mano ad una nuova e promettente label tedesca, la Silver Wolf, che investe in un prodotto che farà felici gli amanti di certe sonorità power più melodiche e ricercate, un po’ At Vance, un po’ Falconer, un po’ Kamelot, ma neanche tanto.
Le novità, in questo
“Lifeline”, non sono moltissime, a dire il vero: ci troviamo di fronte ad un album molto ben suonato e prodotto, dove una base power permette ai nostri 6 musicisti di ricamare tessiture spesso progressive, tenute insieme da una solida sezione ritmica e da un duo chitarristico decisamente convincente. Le tastiere di Richie, peraltro, non rischiano mai di sfociare nel pacchiano o nell’esagerato, ricordando, per timbriche e modalità di utilizzo, il più illustre collega Michael Pinnella (Symphony X). E, dulcis in fundo, la voce di Mischa Mang, cantante/attore di musicals scovato da Achim Welsch chissà dove e chissà come, ma con al passato tanta di quell’esperienza da non temere confronti di sorta. Un cantante duttile, con una voce che predilige le tonalità molto alte (non a caso era ‘Giuda’ in una produzione di Jesus Christ Superstar, e chi ha visto il musical sa benissimo quali note altissime quel personaggio abbia nelle sue partiture!), ma che spesso al sottoscritto risulta forzatamente ostentata, non permettendo così di essere apprezzata per la timbrica o il colore, ma solo per l’estensione. Poco male, dentro “Lifeline” ce n’è per tutti i gusti: dalla splendida
“Suffering”, che tanto mi ricorda i Conception, alla complicata e introspettiva
“Angels Hologram”, dalla potente
“Finally”, sostenuta da un riffing indemoniato che fa mooolto Symphony X, alla conclusiva
“Cheops”, infarcita di cambi di atmosfera e suggellata da un ritornello molto catchy.
In conclusione: gli Ivanhoe hanno sfornato un bell’album di onesto e piacevolissimo power/prog. Niente che faccia gridare al miracolo, ma sicuramente un prodotto godibile e di ottima fattura.
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