Il crepuscolo troneggia sulle immense lande innevate della Finlandia, mentre le tenebre, lentamente e pesantemente, caduche come le stanche foglie degli alberi malati di vecchiaia, espandono il loro dominio sulle terre appartenute una volta alle sole divinità pagane, richiamate dalla lamentela e dalla litania del “bizzarro reverendo”...Questo breve cappello già può riassumere il concetto musicale di questo trio che prende nome, appunto, di Reverend Bizarre, e che si destreggia su un Doom Metal ad hoc, convincente come quello d'altri tempi: una sonorità cupa (ma comunque ottima è la produzione) e lenta...molto, molto, molto lenta, figlia diretta dei Padri Black Sabbath, Saint Vitus, Pentagram, Witchfinder General, Trouble, The Obsessed, Candlemass e compagnia bella. Non pensiate che io stia scherzando...la durata media di ogni song contenuta nell'album è superiore ai 10 minuti (ce ne sono un paio da otto...quindi fate un po’ voi i conti) e la desolazione, il senso di disagio, di misantropia che le track producono singolarmente è totale, ma non per questo 'In The Rectory Of The Bizarre Reverend' è un lavoro da far cadere nel dimenticatoio, ma anzi, è un platter da apprezzare fino in fondo, da assaporare per la sua malvagità sottile e soffusa, per la sua violenza nell'estremizzazione del slow riffing e per la voce perfetta di Magister Albert, degna del lamento della tortura. Il male si può presentare sotto varie forme, e la musica dei Reverend Bizarre sembra proprio adatta alla celebrazione del Dio degli Inferi...ed allora, Doom What Thou Wilt!
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