Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2008
Durata:46 min.
Etichetta:Lifeforce
Distribuzione:Andromeda

Tracklist

  1. THE MORIBUND CHOIR VS. THE TRUMPETS OF ARMAGEDDON
  2. MARTYR TO SCIENCE
  3. SLAUGHTER'S PALACE
  4. THE BRAVE / AGONY APPLAUSE
  5. DEATHRACE
  6. FIRE AT WILL
  7. SEAL SLAYER
  8. MANIFESTO
  9. DYING BREED
  10. ALTRUISM
  11. TEMPLE OF LOVE

Line up

  • Johannes Prem: vocals
  • Sebastian Reichl: guitar
  • Gert Rymen: guitar
  • Thomas Huschka: bass
  • Tobias Graf: drums
  • Sabine Weniger: female vocals

Voto medio utenti

Per i tedeschi Deadlock fare meglio di "Wolves", capitolo edito nel 2007 sempre dalla conterranea label Lifeforce, era compito assai arduo.
Ed infatti non sono riusciti nell'impresa.

La band capitanata dal chitarrista Sebastian Reichl e rappresentata per immagine e soavità dalla bella Sabine, alle prese come sempre nelle clean vocals, lascia piuttosto attoniti per la direzione musicale di questo "Manifesto" (per non parlare della copertina...) a causa di bizzarre scelte stilistiche inserite nel loro classico sound, fatto di un death metal molto aggressivo e pesante durante la strofa, in cui il latrato di Johannes Prem la fa da padrone, che nei chorus lascia la scena ai gorgheggi di Sabine e di conseguenza a partiture più classiche, melodiche ed ariose.
Tuttavia non c'è la magia di brani come "We All Shall Bleed", a partire dall'intro in stile dance/elettronico che ci lascia perplessi e timorosi sul futuro sviluppo del disco... In effetti le composizioni sono assai strane ed anche la successiva "Martyr to Science" pecca in fluidità e soluzioni, lasciando praticamente tutto il compito alla parte di melodica di Sabine, che però non va oltre il "carino".
Il problema si ripete per la successiva "Slaughter's Palace" che contiene anch'essa delle parti veramente bislacche, a volte cacofoniche, di cui non si riesce a capire il senso; il senso di "appicicaticcio" a volte sembra palese e le strutture death e serrate a volte si modellano male con i break armoniosi e celestiali che precedono il chorus.
Anche gli assoli, uno dei punti vincenti del disco precedente, non riescono ad esaltare e non vanno oltre l'ordinario.
Ecco, il problema di un disco come "Manifesto" è che non riesce a mantenere le premesse del passato e si attesta sull'ordinario, deludendo un po' per le aspettative iniziali, sebbene si possa parlare di un disco in ogni caso valido, anche se non proprio ispiratissimo ed a volte assai ripetitivo.
L'impressione generale è che la band abbia strafatto, andando oltre i propri limiti, cercando in continuazione la "giocata vincente" e non rendendosi conto che le forzature riescono solamente ai fuoriclasse, cosa che, con tutto il bene, i Deadlock non sono davvero.

Un 6,5 che non rispecchia la differenza di valore rispetto al precedente "Wolves" ma che comunque non può essere negato ad una band che in uno degli episodi di meno valore della propria carriera riesce a farsi notare ed apprezzare rispetto alla generale mediocrità imperante.
Speriamo fiduciosi nel futuro di questa band, che possa pensare meno a stupire per chissà quale astrusità di composizione e che possa pensare a convincere solo per l'effettiva validità del proprio songwriting.
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli
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