Devo ammettere di essermi avvicinato un pò tra il prevenuto ed il diffidente a questi esordienti
Sylosis, in quanto purtroppo negli ultimi anni i debuttanti di casa
Nuclear Blast si rivelano delle autentiche e colossali "sòle" (per dirlo alla romana, altrimenti fregature), dei gruppi tutta forma e niente sostanza, solitamente con qualche ragazza in formazione, che puntano tutto sul look, il trend, le mode e alla musica se avanza qualche spicciolo di tempo.
Osservando la foto di retro copertina mentre inserivo il cd nel lettore sono stato colto da curiosità positiva mista a terrore: un tizio multitatuato e piercato coi capelli rasati (o mio dio) accanto a zozzi capelloni denutriti con il viso slavato e la maglietta dei
Death...
"Vuoi vedere che Zio Chuck da lassù ha fatto il miracolo?" ho pensato.
E zio Chuck l'ha fatto davvero. Niente di pazzesco o miracoloso, e nemmeno niente a che vedere con la proposta musicale dei Death, ma per una volta la Nuclear Blast c'ha fatto la grazia di presentare un gruppo valido e con un disco decisamente positivo: questi cinque inglesi (inglesi...ultimamente pare esserci la rinascita metal delle terre d'albione) si cimentano in un deathrash con molteplici influenze, alcune più paracule e melodiche direttamente derivate dal metalcore, di cui il cantante con il suo look e le clean vocals ne è degno rappresentante, altre decisamente più old school, come ad esempio il lodevole lavoro alle chitarre, davvero coinvolgenti e trascinanti specialmente in fase di ritmica.
La band, come ormai la quasi totalità delle nuove proposte, è preparatissima dal punto di vista tecnico e deve solamente maturare un po' il proprio songwriting; avere molteplici influenze può essere sicuramente un bene ma saper miscelare senza incongruenze
Kreator,
Sepultura e Killswitch Engage non è una cosa da poco conto.
Fortunatamente i
Sylosis, inserti melodici nei chorus a parte, puntano più al sodo che agli effetti speciali e la base su cui si formano brani come quelli della doppietta iniziale "
After Lifeless Years" e "
The Blackest Skyline" è davvero da applausi, e la cosa bella è che tutto "
Conclusion of an Age" si mantiene su queste coordinate di qualità.
Il punto debole purtroppo è lo scream del singer
Jamie che, sebbene nei canoni, appiattisce un po' troppo i brani dei Sylosis, mentre un singer più variegato ed aggressivo anche con un cantato pulito sarebbe stato l'ideale per la band britannica.
In definitiva un buonissimo debutto che speriamo in futuro ci porterà una band sempre meno contaminata dal metalcore e più ancorata al thrash, su cui dimostra già adesso di muoversi con sicurezza e successo.
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