Nati nel 2001 nell'entroterra romano con il monicker "Golfo Mistico", il gruppo dei "
La Sfera" giunge dopo sette anni al debut autoprodotto intitolato "
La Fabbrica dei Suoni Irraggiungibili", una sorta di concept album ispirato, come si intuisce dai titoli che compongono il disco, dalle pietre preziose ed incentrato su un rock-metal progressivo molto intimista, sia nella musica, intensa e delicata, sia nei testi molto accurati e profondi, redatti in lingua italiana ma sempre ben saldi nel contesto e mai banali.
E' evidente il lavoro e gli sforzi che la band ha dedicato in tutti questi anni al suo primo lavoro, sia dal punto di vista tecnico con una buonissima produzione che non fa rimpiangere le produzioni high-budget, sia per la grande cura del booklet, curato e completo sotto ogni aspetto: fortunatamente l'impatto musicale non è da meno e l'opener che dà il titolo al cd ha il compito di presentare in pratica tutto il lavoro, in un turbinio di suoni che rimandano dai
Genesis ai
Dream Theater, passando per tutto quanto può essere compreso nel mezzo.
E' con "
Smeraldo" che il lavoro prende letteralmente il via, grazie al brillante sound che La Sfera riesce a conferire ed al cantato di
Daniel Pucci, che si cala perfettamente nel ruolo di narratore ed interprete della realtà della band, sempre in bilico tra onirismo e psichedelia, ma ben saldo musicalmente su territori cari a
Pink Floyd ed
Anathema, con assoli sognanti ed eterei sugli scudi.
"
Rubino" procede nella medesima direzione, se pur con maggior brio, mentre "
Zaffiro" si fa notare per la sua delicatezza ed il prezioso arrangiamento pianistico e le atmosfere rarefatte che esaltano le ambizioni poetiche della band laziale.
"
Diamante" si pone come una delle composizioni più prettamente metal del lotto, dimostrando l'anima eclettica e maggiormente spinta de La Sfera, mentre "
Ametista" riprende le tonalità pastello di inizio disco, con un rock progressivo di ottima fattura, in cui tutta la band esprime al meglio il proprio potenziale ed affiatamento, sintomo di molti anni passati ad un profondo studio del suono, in cui emerge la perizia di
Giulio Nardini alla chitarra che impreziosisce in maniera impeccabile i brani presenti nel cd.
La chiusura affidata alla lunga suite dei quasi dieci minuti di "
Topazio", il momento più sperimentale di "La Fabbrica dei Suoni Irraggiungibili", introduce alla doppietta finale costituita da "
Onice", sicuramente uno degli apici compositivi della band sia musicalmente (perfetti gli inserimenti delle tastiere di
Daniele Roccagli) sia per le rabbiose ed angoscianti liriche, ed alla bonus track "
La Metamorfosi", registrata in sede live e sciorinando dei
La Sfera molto più aggressivi, ottimi anche in questa sfaccettatura.
Un lavoro inaspettatamente sorprendente e prezioso come le gemme che lo costituiscono.
Esclusivamente per gli amanti della musica con la M maiuscola, senza barriere e preconcetti.