Wasted Time, debutto di questa band svizzera, è uno di quei classici album che se da un lato mostrano una band con tutte le carte in regola per elevarsi al di sopra della media, (ottime composizioni, vocals melodiche e sempre ben modulate, perizia tecnica di buon livello), dall'altro non riesce a staccarsi in modo completo dall'influenza di band ben più blasonate all'interno del panorama prog/metal, ed in particolare
Symphony X,
Vanden Plas e
Savatage (per l'uso che i nostri fanno dei cori, di ottima fattura, ma lontanissimi per quanto riguarda il livello qualitativo, dalla band dei fratelli Oliva).
Il disco si apre con
Man in the Mirror, opener che ha in se tutte le caratteristiche che dovrebbe avere una classica composizione prog/metal, e che si pone come una delle migliori del disco, belli, i vari cambi di tempo che accompagnano l'incedere della track, che riesce a passare con disinvoltura dal metal neoclassico, infarcito di cori decadenti, al power.
Ma è con
The Gambler che la band mette in mostra tutta la propria potenzialità, ed in particolare perchè l'alternarsi dei due cantanti riesce a creare un'alchimia particolarissima che trova il suo punto di forza nell'opposizione/congiunzione delle tue timbriche.
Dagli echi AOR
Drifting Away si apre con una intro di piano delicata e sognante che accompagna alla perfezione l'incedere di questa power ballad.
La title track e l'acustica
Wrapped in Silence, mantengono inalterata la qualità del disco (almeno fino a questo punto), la prima dotata di un riffing serrato che va ad alternarsi ad inserti tastieristici dall'impronta classica, e la seconda, dal forte impatto emozionale, questo grazie ad un cantato sofferto e straziato, con queste due tracks si chiude la prima parte di un lavoro, che pur cedendo qualcosa alle influenze già citate, riesce a risultare gradevole ed anche in più di una occasione a sorprendere.
La seconda parte di
Wasted Time, quella che va da
Lies of a Memory a
Last Song e che include la suite
The Science of Light, resta abbastanza anonima e pecca, in maniera fin troppo palese, di mancanza di personalità, anche se risulta comunque ben suonata. Ottimo il lavoro per ciò che concerne la produzione, affidata a
Peter Berger (ex-Daydreamer), e l'artwork.
Una band che in potenza potrebbe fare molto e che se riuscirà a mettere in primo piano la propria personalità con una maggiore efficacia, potrà regalare qualcosa di valore assoluto.
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