A volte, per dare significato ad un album bisognerebbe comprenderne lo spirito del gruppo che l’ha realizzato. Fatta questa premessa, spiegheremo che i
Tijuana Cab Company nascono in quel di Trento nel 2001 con l’intento di riproporre cover di gruppi hard rock dei primi anni ’90:
The Hellacopters, Hardcore Superstar e
Backyard Babies in testa ma senza perdere di vista gruppi storici quali
Aerosmith, Motley Crue, Ac/Dc, Guns’n’Roses; li accomuna la passione ed il divertimento - ovvero lo spirito - di suonare “live” del buon rock ‘n’ roll.
Detto questo non farete difficoltà a trovare in questo “
Six Pack” quanto appena esposto. Interessante la copertina con “la confezione di birra da sei” in primo piano a ricordarci, indirettamente, anche il numero dei brani contenuti nel CD e quella strada nel deserto che è il preludio di un lungo viaggio.
Viaggio che potrete intraprendere mettendo nella vostra autoradio i brani della band trentina che particolari pretese non hanno se non quella di accompagnarvi nei vostri tragitti, sicuramente più lunghi di quelli che spingono ogni anno milioni di turisti a varcare il confine della California verso il Messico per spostarsi da San Diego a Tijuana e che in tempi passati significava passare dal proibizionismo alla legalità.
Nei brani troverete quello che è lo “spirito” del gruppo, ovvero la passione ed il divertimento che si riversa nelle canzoni, con cariche di puro ed energico rock ’n’ roll, e dove i temi più frequenti riguardano donne, motori e alcool.
Altro non si potrebbe aggiungere se non che i 22 minuti del lavoro dei Tijuana volano via senza patemi d’animo ed è forse questo che più ti lascia l’amaro in bocca, perché se da un lato sono evidenti le capacità musicali della band, altrettanto vera è la mancanza di spunti di riflessione, sotto forma di riff, soli, passaggi o ritornelli che, anche dopo aver ascoltato 1 … 10 … 100 volte “Six Pack”, ti rimangano nella testa.
Bella la voce, all’altezza in ogni situazione, e ben livellati i suoni degli strumenti con basso sempre in palla e chitarre che sembrano proprio divertirsi.
Ma forse la strada della maturità passa anche attraverso piccole imperfezioni; a tal proposito nel “voluminoso” libretto di accompagnamento dell’album l’aggiunta dei testi non sarebbe stata una cattiva idea e se proprio pecca esiste direi che forse una batteria con un suono un po’ più aperto - ma ottimamente suonata - e qualche coro meno invadente tale da non coprire la voce avrebbero giovato al risultato finale.
E’ però necessario riconoscere ai ragazzi le giuste qualità artistiche e la capacità di aver realizzato un buon prodotto d’esordio che sono certo apprezzerete per la sua energia e semplicità.
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