Sobrietà, questo è l'unico aggettivo che riassume il debut cd degli
Evolve IV, formati da Peter Matuchniak (ex delle prog band inglesi anni '80 Mach One e Janysium), l'americano Michael Eager (Vitamin Funk, Mind Expansium) e altri due membri reclutati con annunci su internet. Una band non certo innovativa che cerca di mescolare classic rock e new prog senza mai troppa convinzione o incisività, un andamento stanco e rilassante che caratterizza gli arrangiamenti di tutti i brani inducendo spesso a sonnolenza e infastidito non poco dal cantato sempre riverberato di Eager, atmosfere troppo eteree spezzate (fortunatamente) da qualche slancio di chitarra elettrica, occasionali interventi di sax ("Listen up"), plagi più o meno dichiarati ai Led Zeppelin ("War" è giocata su un giro di chitarra simile ad un passaggio di "Starway to heaven"), allo scottish rock dei Big Country misto al reggae ("Rolling along" è una brutta copia di "The seer" imitata pure nel cantato al femminile che era di Kate Bush), allo space rock atmosferico e psichedelico tra echi di Yes e Pink Floyd ("Saturday's gone"). Affiora (si fa per dire) un po' di vitalità ritmica nel funky di "Must have been the future", nello scontato country rock di "Baby come back", nelle atmosfere della strumentale "Voyager" con le parti di chitarra che sanno tanto di new prog inglese anni '80, ma poi si ritorna alla calma soporifera di "Write" (un po' Camel, un po' funky), mentre "Goodbye" è un blando rock'n'roll che alterna parti più soffici ad altre ritmate impreziosito ancora da interventi di sax, pregevoli spunti di chitarra acustica ed un ficcante guitar solo finale.
Scialbo e privo di qualunque forma di originalità, semmai dovesse prospettarsi un seguito spero almeno abbiano l'accortezza di togliere il riverbero dal microfono del cantante.
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