Il debutto degli Stigmhate è un ottimo lavoro rovinato da alcune imperfezioni che non gli permettono di raggiungere, ad esempio, il perfetto risultato dei loro compagni d'etichetta "Mater Tenebra". Il black metal del gruppo è maturo e concreto, costruito su riff a volte melodici, spesso brutali e ogni tanto anche vicini al folk. Da questo punto di vista la prima analogia possibile è quella con i Satyricon, e i nostri non deludono affatto tenendo alta la bandiera di un certo tipo di black metal che i norvegesi proponevano fino al 1997. Tuttavia tutto casca (almeno per me) nel momento che in mezzo al black metal vengono inserite delle partiture death metal spesso vicine alla scuola americana: io ho apprezzato moltissimo la combinazione di black e death in band come Naglfar o Dissection, ma quello era death di matrice scandinava. Invece trovo troppo eterogeneo l'accostamento tra black e death americano, e purtroppo in alcuni punti la pretenziosità di questa tentata amalgama si fa sentire... forse sarebbe stato meglio se uno dei tre componenti avesse sacrificato le sue preferenze personali a favore dell'interesse generale della band. E' un peccato, perchè le prime tre canzoni sono ben costruite, suonate con una tecnica invidiabile e scorrono fluide dall'inizio alla fine senza mostrare un minimo cedimento. A partire dall'ipnotica strumentale i difetti descritti sopra iniziano a farsi sentire, e la mia attenzione nei confronti dell'album è drasticamente calata. Nel contesto generale della recensione questi problemi pesano, ma l'ago della bilancia punta sempre verso una decisa solidità della proposta degli Stigmhate, motivo per cui almeno l'ascolto prima dell'acquisto resta comunque vivamente consigliato! I fan del black metal old school, ma che non disdegnano qualche influenza death sono avvisati... un altro ottimo colpo per la Pulsar Light Records, che da quando si è affacciata sul mercato italiano ha sfornato solo album interessanti.
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