Copertina 9

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2008
Durata:31 min.
Etichetta:Candlelight Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. ONE WITH FILTH
  2. WHERE DOLLS DO SIN
  3. FONDLING THE GROTESQUE
  4. PLAGUE BEARER
  5. I GRYNINGEN
  6. CLEANSED IN CHLORINE
  7. THE DEED
  8. THE HUNT
  9. SEPTIC MONARCH
  10. IN PITCH BLACK PISS
  11. RETARDED ANGEL

Line up

  • Henrik Ivarsson: vocals
  • Patrik Lundh: guitars
  • Erik Hall: drums

Voto medio utenti

I Crowpath sono la quintessenza del caos, un caos quasi metafisico, assolutamente indistricabile. Eppure è un caos matematico, lucido e affilato come lama di rasoio, chirurgico. Un macchina tritacarne che ingloba esseri viventi completamente e ne restituisce poltiglia semiliquidida di ossa, muscoli e sangue.
È questo l’effetto che fa “One With Filth”, e bastano pochissimi secondi dall’inizio della title-track per capire che aria tira, una bruttissima aria.
Death, grind. brutal, mathcore, noise, frullato insieme alla velocità della luce, in canzoni brevi, dirette, eppure dense e magmatiche, solo occasionalmente rallentate alla maniera dello sludge, come ad esempio “Fondling The Grotesque”.
La prova tecnica della band è assolutamente mostruosa, con nessuna paura di osare con strutture che sembrano finanche troppo complicate al semplice ascolto, figuriamoci all’esecuzione. “Cleansed In Chlorine” sono 5 minuti di puro delirio omicida, una sinfonia dell’estremo capace di annichilire, incenerire, annientare qualsiasi cosa si pari sul suo cammino, totalmente schizoide e devota al verbo della follia più nera.
Plague Bearer” condensa in due minuti scarsi i 57 megatoni della Tsar Bomb. “Septic Monarch” tiene fede al proprio virulento titolo.
Sia chiaro che questo disco non è per tutti, nemmeno per tutti coloro i quali si professano assolutamente assuefatti a qualsiasi forma di estremo. Questo disco è oltre, non ci sono difese plausibili contro la sua furia iconoclasta, non vi basterà la discografia dei Cannibal Corpse per pensare di poter resistere a questi quattro psicopatici. Indigestibili, insopportabilmente dolorosi, eppure non se ne può fare a meno.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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